Andre Dubus (1936-99, padre di Andre Dubus III, anch'egli scrittore) è in Italia uno dei tesori più nascosti della letteratura americana. Grande merito, dunque, alla casa editrice Mattioli1885 che sta pubblicando tutti i suoi libri, compreso il recente Voli separati, prima raccolta di racconti uscita nel '75 e proposta nella traduzione di Nicola Manuppelli (pagg. 280, euro 16,80). Sono storie che squarciano il velo della middle-class oltre l'apparente moralità che accompagna anche le vite più borghesi. Troviamo padri, madri, figli immortalati con magistrale e rara tecnica del racconto capace di stravolgere il percorso indicato al lettore, facendo irrompere nella quotidianità eventi inaspettati: gioia, dolore, sofferenza. Come ha scritto Updike, «È raro incontrare personaggi come quelli di Dubus, che hanno volontà e sanno scegliere». Saper scegliere è ciò che interessa a Dubus. «A volte - dice - le storie diventano come ombre e luci dello spirito. Ci saranno sempre ombre nella tua vita, ma spero che continuerai a muoverti verso la vita».
Dubus non ha avuto una vita facile: tre mogli, problemi con l'alcool, la frustrazione di insegnare scrittura creativa senza riuscire a vivere il successo dei suoi libri: forse per questo tutte le sue storie cominciano da uno spunto personale, da una ferita destinata a guarire, pur senza sconti, alla maniera di Cechov (di lui scrisse: «È la mia coscienza, scrivo con lui appoggiato alla spalla»). È l'innocenza ritrovata dopo quella perduta ad accomunare i racconti, poiché «se non ci fosse peccato, non ci sarebbe arte». Come l'Hemingway dei Quarantanove racconti o il miglior Carver, Dubus è un maestro della short-story. In Affondando (con Voli separati e Non abitiamo più qui tra le migliori di questa raccolta) c'è una fumatrice che «a volte sembra fumare per noncuranza verso la morte e a volte per noncuranza verso la vita in un mondo dove sono tutti addii, fin dal primo ciao, come stai?».
Non è un mondo disperato, ma la cartina di tornasole dei nostri comportamenti, dei nostri errori e di quelle fatalità che spesso ci portano a un frontale con la vita. Sta a noi vedere in quelle crepe uno spiraglio di luce. È questo a rendere la letteratura di Dubus accogliente, grandiosa, meravigliosa e maledettamente indispensabile.@GianPaoloSerino
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