La Archibugi racconta un'Italia che non c'è più

Il cinema perde 6 milioni di spettatori (-7% nel 2014) e si ripresenta Francesca Archibugi con Il nome del figlio (dal 22),commedia all'italiana che tratteggia un'Italia sparita, polverizzata dal corso della Storia. Quella formato anni Settanta, per intenderci, attestato sulla solita terrazza romana, dove ci si scannava - non solo metaforicamente - per l'appartenenza ideologica: Sinistra superiore, naturalmente filoberlingueriana, contro Destra becera, va da sé nostalgica del fascismo.

La classica partitella politico-esistenziale. Ma la più parte dei registi nazionali sembra rimasta indietro con la realtà d'una nazione che pare conoscano per sentito dire. D'altronde, come attestarsi nelle confortevoli case dei Parioli e pretendere, poi, come fa qui la regista romana, «d'essere il più realistici possibile»? E quindi in quest'adattamento del successo francese Cena tra amici , nato a sua volta dalla pièce teatrale Le Prénom di Alexandre de la Patellière e Mathieu Delaporte, la frittata si gira fuori tempo massimo: Paolo (Alessandro Gassmann, più iattante del solito) è un immobiliarista arrogante, che vota centrodestra, fa i soldi e non paga le tasse. E piomba come un sasso nel laghetto borghese della sorella Betta, insegnante acculturata (Valeria Golino) e del di lei marito Sandro (Luigi Lo Cascio): genitori modello, con qualche ansia.

D'inusitato c'è che Paolo, «personaggio che rappresenta una fetta ampia della popolazione italiana, simpatica, ma uno dei mali primari del paese» (così Gassmann), vuol chiamare Benito, come Mussolini, il figlio che aspetta dalla moglie burina, ma sveglia scrittrice di soft-porno (Micaela Ramazzotti). E pensare che la famiglia Pontecorvo, intellettuali ebrei, non può subire un'onta simile. Si litiga e si fa a botte, mentre s'inscena una carneficina familiare.

Con un occhio a Carnage di Polanski e tutt'e due a La terrazza di Scola, Francesco Piccolo scrive con la Archibugi un film datato, ora che gli italiani non credono più nella dicotomia Destra/Sinistra, né nella pretesa superiorità morale di un partito, rispetto a un altro.

«Un film sull'Italia contemporanea», spiega Paolo Virzì, qui produttore. «Tableaux vivants», fa eco la Archibugi. Ma allora hanno ragione i Vanzina quando sostengono che i nostri film , le commedie soprattutto, ormai descrivono un paese inesistente.

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