Baglioni fa pace con Salvini. Ma non calerà il tris

La politica continua a entrare e uscire dal festival. Lo share tiene. Ieri grande duetto tra Claudio e Venditti. Poi il surreale Rovazzi

Baglioni fa pace con Salvini. Ma non calerà il tris

«Pace fatta con il vicepremier? Non c'è stata né pace né guerra, da parte mia almeno. Sono comunque felice che ci sia uno spettatore illustre». Così Baglioni, in conferenza stampa ieri, ha cercato di chiudere l'esagerata querelle che si è creata dopo le sue esternazioni sui migranti (che - ricordiamo - non si riferivano solo a Salvini, ma a tutti i governi che non hanno impedito che si arrivasse a questa situazione disastrosa sul dramma dei clandestini). Il ministro dell'Interno l'altra sera aveva twittato un «Evviva Sanremo» con un selfie e sullo sfondo lo schermo della tv con Pio e Amedeo impegnati nello sketch in cui lo prendevano in giro sulla questione che sta aleggiando da settimane sul Festival. Ma, nonostante le simpatiche «affettuosità» che si sono scambiati il vice premier e il cantante, difficilmente ci sarà una ricomposizione tra il mondo politico penta-leghista, il mondo Rai che è sua espressione, e il presentatore di questo Festival. E, dunque, nulla fa presagire che ci sarà un Baglioni Ter, nonostante la direttrice di Raiuno Teresa De Santis non lo escluda a priori. Ma l'anno prossimo incombe il Sanremo numero 70, cifra tonda da festeggiare con un progetto «corale» che significa un pool di conduzione con presentatori storici del Festival, magari - buttiamo lì (quasi) a caso - Pippo Baudo, Antonella Clerici, Carlo Conti con l'aggiunta di Amadeus o di Massimo Giletti, sulla via di ritorno verso viale Mazzini. Si vedrà.

Intanto Baglioni, che nella seconda serata ha portato a casa un buon risultato, share del 47,3% con 9.114.000 spettatori, ribadisce di voler tornare al suo lavoro e finire un disco che sta fermo da temo. «Forse, per una missione verso la parte musicale, un po' di voglia di restare qui ci potrebbe essere. D'altro canto vorrei potermi dedicare anche alle mie cose e farmi un po' meno nemici. E quindi, allo stato attuale, tenderei a escludere di esserci di nuovo». Ma siamo certi che, se non ci fosse stata la frattura con i vertici di Raiuno, se si fosse sentito sostenuto dopo gli attacchi ricevuti per aver espresso un semplice pensiero, avrebbe meditato di guidare anche il terzo Sanremo, almeno come direzione musicale. Infatti, a ogni conferenza ricorda la sua idea di una Mostra della canzone, come quella del cinema di Venezia. E che lui avrebbe voluto realizzare. Un sogno che resterà nel cassetto.

Intanto ieri si è consumata la terza serata di questa kermesse che, nonostante tutto, sta facendo passare dei momenti divertenti agli spettatori. Oltre ai 12 cantanti in gara, che hanno fatto risentire i loro brani, la serata è filata via (si fa per dire visto che si fa sempre l'una di notte) tra i simpatici sketch inscenati da Bisio e Virginia e dal loro capitano-presentatore. Simpatico il giochetto sui versi di Ci vuole un fiore e stupendo il siparietto con Ornella Vanoni. Potente il duetto di Baglioni e Venditti impegnati in Notte prima degli esami, non altrettanto riuscito quello con Alessandra Amoroso sul brano Io che non vivo di Pino Donaggio. La comicità è affidata a Paolo Cevoli che non poteva che confrontasi con il re del cabaret Bisio. Poi il tocco surreale di Rovazzi che dopo aver condotto con Baudo «Sanremo giovani» ci torna addirittura in duetto con Baglioni, che forse era geloso della sua collaborazione con Morandi.

Bravissima Serena Rossi, poliedrica attrice-cantante, che ha lanciato la fiction (in onda su Raiuno settimana prossima) dedicata a Mia Martini intonando Almeno tu nell'universo. Acuti che fanno dimenticare tutto il resto. Quasi.

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