Non succederà. Benigni su Canale 5 non verrà mai. Troppi ostacoli da superare. E troppe condizioni da rispettare. Però, chissà. Dopo Celentano anche Robertaccio sulla rete del Biscione. Altro che inizio dell'era della tv trasversale. E degli argini infranti e degli steccati scavalcati. Sarebbe davvero la rivoluzione copernicana della tv. Ancora prematura, probabilmente. Però, proviamo a unire i puntini sparsi sulla carta e a vedere che cosa salta fuori.
L'altro giorno, facendo i complimenti a Celentano per il successo di Rock Economy il direttore Intrattenimento Rai Giancarlo Leone ha detto, a freddo, che «ci auguriamo anche noi di avere il nostro evento, probabilmente con Benigni. Ancora un po' di pazienza e qualcosa sapremo». Concetto ribadito anche su Twitter: l'evento degli eventi si avvicina. Se, dopo le intemerate di Sanremo, Celentano ci è sfuggito soprattutto per l'opposizione di Lorenza Lei e Mauro Mazza, Benigni non si tocca. È roba nostra. La sua casa è la Rai. Detto per inciso, lo era anche di Celentano. Gli uomini di Viale Mazzini e del premio Oscar stanno trattando. Ma sempre meglio mettere le mani avanti. Anche considerando il fatto che il super-agente di Robertaccio è quel Lucio Presta che, insieme con Gianmarco Mazzi e Alessandro Salem per conto di Mediaset, è stato tra gli artefici dell'approdo di Celentano sugli schermi di Canale 5. Perciò fermi tutti, ha inteso dire Leone. Che qualcuno non si faccia venire strane idee. Dopo «il re degli ignoranti», per la Rai perdere anche Benigni sarebbe devastante.
Dunque, impresa impossibile. Quasi. Perché dall'altra parte del fiume, a Cologno Monzese, stanno così in solluchero per i 9 milioni e passa di telespettatori e i titoloni e le prime pagine che... perché no? Perché non bissare il boom con qualcuno di altrettanto carismatico e catalizzatore come l'Adriano nazionale. La filosofia dell'evento non è mai appartenuta alla cultura Mediaset, abituata alla politica della continuità e del posizionamento giorno dopo giorno dell'offerta sui target. C'è da attirare pubblicità sicura e stabile, innanzitutto. Ma lo scossone dato all'intero sistema della comunicazione e la conquista con Canale 5 del centro della scena è roba che è piaciuta assai ai dirigenti del Biscione. «Casi come quello di Celentano sono rari», ha dichiarato Pier Silvio Berlusconi a riflettori spenti, «ma se sarà possibile vogliamo seguire questa strada e proporre al nostro pubblico altri di questi eventi». Chiaro no? Qualcuno ha ravvisato in quelle parole la possibilità di una replica celentaniana magari in primavera, come fatto intendere a un certo punto dallo stesso Molleggiato all'Arena. Oppure uno show che stavolta abbia come protagonista il Morandi, spalla salvifica di Rock Economy. Niente va escluso. Ancor più ardito e immaginifico sarebbe trasmettere uno show dell'autore de La vita è bella. Sai che casino. Altro che centralità mediatica e politica. Il solo fatto di ipotizzare Benigni sotto il logo del Biscione scatenerebbe un putiferio di anatemi e di purismi e di sdegni. Ma sulla libertà dei contenuti Mediaset garantisce come già fatto per il Molleggiato, vero banco di prova dello spirito di una tv «sempre orientata a rispettare e valorizzare il talento che può essere espresso nella più assoluta libertà», com'è stato sottolineato dalla nota della casa in sede di bilancio. Sono cose che gli artisti, gelosi della propria autonomia, apprezzano. E sanno ricambiare. Vedi il grazie di Celentano all'editore «senza il quale questa trasmissione non si sarebbe potuta fare».
Infine, ben più di un anno fa, lo spirito del tempo fa dire che tante novità sono possibili. Perseguibili. Ora Berlusconi non è più in prima linea. E anche in Mediaset qualcuno si sente più leggero. Così, tentar non nuoce. E il pressing per mettere Benigni dentro uno schermo Mediaset è cominciato. Un anno fa chi avesse paventato Celentano su Canale 5 sarebbe stato caricato su un'ambulanza. Si sa, a volte è solo questione di feeling.
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