Brignano: un becchino a caccia di clienti

Brignano: un becchino a caccia di clienti

Il mondo dello spettacolo è tremendamente superstizioso, così colpisce il nuovo Enrico Brignano formato becchino, pronto a calarsi in una bara per dormire, o accompagnarsi con una sconosciuta.
Nella commedia nera di Andrea Zaccariello Ci vediamo domani (dall'11 nelle sale), il comico romano si mette alla prova con un ruolo da mattatore, di quelli che gli consentono di «monologare» su vita, amore, morte, amicizia: concetti semplici, ma non per tutti. «L'ultima volta che ho visto una bara, è stato al funerale di mio padre. Il film tocca corde delicate, tanto più che in Italia la morte è tabù. Abbiamo, insomma, quest'incapacità di relazionarci con la morte, ma anche con la vita», riflette l'attore, in un certo senso coraggioso a sfidare italici pregiudizi, legati alla scaramanzia.
Stavolta il suo Marcello, quarantenne alle prese con un'insopportabile moglie divorzianda (Francesca Inaudi) e una figlia saputella, che lo disegna come un verme nella mela, è un combattente irriducibile: se non può fare lo chef, sua vera aspirazione, farà il cassamortaro. È vero o no che nei momenti di crisi ci si limita a mangiare e a morire? Aprendo le sue pompe funebri in un paesino del Sud, dove i vecchi campano cent'anni, il povero saltafossi farà un buco nell'acqua: se nessuno muore, a chi vendere le bare in mogano, comprate dai cinesi? «Per fortuna, quegli straordinari ragazzi di ottant'anni, mi hanno aiutato. Splendidi i loro capelli bianchi, privi di tintura e le loro mani, arcuate da zappe e badili», racconta Brignano, che ha girato in una vecchia masseria del Tarantino, sponsor la Apulia Film Commission.
E se sconcerta vedere il protagonista, mentre mette del topicida nei farmaci destinati agli anziani del paesello; o stucca sentire gli insistiti ragli d'un mulo, a sottolineare in modo scolastico l'atmosfera agreste d'altri tempi, la spalla Burt Young, starring un saggio italoamericano, interviene a reggere una sceneggiatura fin troppo prevedibile.

È lui, il Paulie della serie Rocky (alias il trainer di Stallone), a escogitare un trucco risolutivo, buono a trarre dalle peste Marcello.
Happy end, dunque, addirittura con la famigliola che si riunisce. «Ho guidato un carro funebre, nel traffico di Roma. Sfiderei il De Niro di Taxi Driver a cavarsela come me tra le macchine», scherza il comico.

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