Cammina, parla, prega I detenuti diventano pellegrini per rinascere

In onda su Raitre il percorso di sei giovani sulla via Francigena. Dalla cella al mare...

Cammina, parla, prega I detenuti diventano pellegrini per rinascere

«È come uscire dall'Inferno». «È come riscoprire l'aria». «È come vedere il mondo come non lo hai mai visto». Sono le sensazioni - ingenue solo se non hai passato gli ultimi anni dietro le sbarre - dei ragazzi protagonisti della docuserie Boez-Andiamo via. Sei giovani (cinque maschi e una femmina) in regime di detenzione, in carcere o in comunità o ai domiciliari, che intraprendono un pellegrinaggio, un cammino reale e dello spirito. Novecento chilometri di strada, cinquanta tappe, dal Colosseo alla punta della Puglia, Santa Maria di Leuca, sulla via Frangicena del Sud, per viaggiare per l'Italia e dentro se stessi e, magari, attraverso questa esperienza capire come reimpostare la propria vita su una strada completamente diversa. Boez andrà in onda dal 2 al 13 settembre su Raitre alle 20,20: 10 puntate dalla durata di circa mezz'ora l'una, con la regia di Roberta Cortella e Marco Leopardi (coproduzione Rai Fiction-Stemal Entertainment) con il benestare del ministero della Giustizia.

Sei ragazzi dalla vita segnata fin dalla nascita: figli della strada, di famiglie disagiate o delinquenziali, che non hanno conosciuto altro nella loro breve esistenza e condannati per furto, spaccio, rapina omicidio, estorsione. A piedi e con zaino in spalla, accompagnati da due educatori, si mettono in cammino per sessanta giorni e devono sopravvivere con pochi euro al giorno, chiedendo ospitalità per dormire, per lavarsi, anche per un pasto. Che non fanno fatica a trovare. Il tutto documentato dai ragazzi stessi attraverso i telefonini, oltre ovviamente dalle troupe, per rendere più realistico il racconto. Passo dopo passo, i sei giovani recuperano la voglia di parlare, di confrontarsi, di raccontare le loro esperienze. Chi, come Maria, è stata «fatta sposare» da ragazzina e ora ha un figlio che non vede e le manca tanto, chi come Alessandro, Matteo, Kekko, Omar, Francesco è passato dai furterelli allo spaccio a reati più gravi.

La serie, il cui titolo ricorda un writer, è stata presentata ieri a Roma e prima al Giffoni Film Festival. Ha un carattere sperimentale già provato in altri Paesi: il cammino è una forma di recupero, una pena alternativa che può portare a risultati positivi. E, in ogni caso, è un modo per far conoscere vite di ragazzi chiusi in carcere che, magari, potranno essere recuperati e reinseriti nella società. Durante le ore passate a camminare e, di sera, nel buio delle tende riflettono sulla loro vita e si ripropongono, una volta fuori dalla sbarre, di cambiare. Poi chissà...

«Boez è una di quelle esperienze che danno un senso profondo al nostro lavoro - sottolinea Eleonora Andreatta, direttrice di Rai Fiction -. Raccontiamo storie e vi cerchiamo sempre un raccordo con la contemporaneità in funzione del servizio pubblico. La serie/documentario riduce al minimo la mediazione spettacolare e narrativa, e mette al centro una sfida che riguarda la condizione di chi è detenuto e che sconta una pena alternativa: il lungo cammino della via Francigena, cammino dei pellegrini e qui cammino verso la speranza di poter ricominciare una nuova vita. Tutti e sei i ragazzi, infatti, sono sulla soglia che può decidere di un destino e aprirlo alla libertà».

La Andreatta sottolinea anche che «il senso di una fiction è legato non solo a ciò che racconta, ma anche alla rete di relazioni con la società e le istituzioni che crea il contesto decisivo per sperimentare la novità di lavori che escano dal perimetro delle convenzioni: essenziale in questo senso è stata la collaborazione con il Ministero della Giustizia che ha condiviso il progetto».

L'arrivo a Santa Maria di Leuca, l'affaccio sull'immensità del mare, rappresenta il premio e la soddisfazione di tutti: cominciare a sognare una vita migliore...

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