Cultura e Spettacoli

Che piacere riascoltare «Cenerentola» di Rossini

Con la trasformazione della Scala in teatro di semi-repertorio e con il conseguente aumento delle recite annuali, trovano spazio spettacoli che riprendono allestimenti molto sperimentati del passato, «allestimenti» che hanno comunque fatto epoca nel teatro milanese. Parliamo della Cenerentola di Rossini nella sempre incantevole e agile messa in scena di Jean-Pierre Ponnelle, dedicata al primo quinquennio della morte di Claudio Abbado, che quella fortunata produzione diresse per primo. Per l'occasione i reggitori scaligeri hanno inviato a dirigere uno dei musicisti più completi della sua generazione, Ottavio Dantone. E lo hanno ben «servito», affidandogli una compagnia di canto omogenea e di gran qualità, a partire dalla protagonista, Marianne Crebassa, registrata vocalmente e gradevole sia nella dizione che nell'azione scenica. Conferma il gusto squisito del canto il tenore Maxim Mironov (Ramiro) e rientra nei ranghi vocali che gli competono l'imponente simpatia di Nicola Alaimo (Dandini). Nella chiave di basso il perfido patrigno Don Magnifico era l'efficiente Carlos Chausson; mentre il filosofo-mago Alidoro aveva la voce imponente e solida di Erwin Schrott. Dall'Accademia di canto scaligera venivano le due eccellenti sorellastre, Tsisana Giorgadze (Clorinda) e Anna-Doris Capitelli (Tisbe). Se dalle parti della buca d'orchestra fosse salito un maggior grado di colore e di spirito umoristico, questa compagnia avrebbe potuto prendere il volo.

Già così comunque è un piacere ascoltarli tutti.

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