N on si tratta di essere esterofili o di guardare, con nostalgia, al giardino verde del vicino. I francesi, almeno a livello di commedia, ci sono anni luce avanti, costringendoci, il più delle volte, a rincorrere con dei (spesso, pessimi) rifacimenti. Per dire, Alexandre de la Patellière e Matthieu Delaporte hanno scritto e (a volte) anche diretto, per i cugini, Una cena tra amici (rifatto dalla Archibugi) e la serie Papa ou Maman (qualcuno, ricorderà il brutto adattamento Mamma o Papà? con Albanese e la Cortellesi), solo per citarne un paio. E la coppia ha colpito ancora con questo Il meglio deve ancora venire, interpretato da due cavalli di razza come Fabrice Luchini e Patrick Buel. Della serie: ti piace vincere facile. I due, nel film (non si accettano scommesse sul quasi garantito futuro remake italiano), sono amici da lungo tempo, ovvero da quando frequentavano il collegio. Il primo, ormai separato dalla moglie e con scarsa empatia con la figlia, è molto rigido nel suo approccio con il prossimo. L'altro, è il classico eterno Peter Pan che vive senza preoccuparsi di quello che gli accadrà domani. Luchini scopre, per un malinteso al pronto soccorso, che l'amico ha un tumore terminale. Dovrebbe dirglielo, ma il suo modo goffo di comunicare crea il malinteso. Buel così si convince che sia l'altro ad essere ammalato e si prodiga per fargli vivere e realizzare quelli che potrebbero essere i suoi ultimi desideri. Detto così, sembrerebbe una sorta di drammone ricattatorio che sfrutta la morte per strappare qualche lacrima. In realtà, la bella sceneggiatura, alla quale si possono perdonare due-tre scivolamenti evitabili, è un grande inno alla vera amicizia, sentimento sempre più raro, checchè se ne dica o pensi.
Che siano due uomini che, in più di una occasione, mettono da parte la loro virilità per far trionfare il sentimento, è la mossa azzeccata, supportata da due protagonisti, non solo bravissimi, ma perfettamente credibili nei panni di amici di lunga data e affiatati. Si sorride, si riflette, ci si immedesima. Il cinema, in fondo, non dovrebbe, sempre, fare questo?
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