La «Fallaci» va in scena nei teatri degli Usa

La «Fallaci» va in scena nei teatri degli Usa

Fallaci. Si chiama così l'opera teatrale scritta dal premio Pulitzer, e firma del New Yorker, Lawrence Wright che da marzo sarà in programmazione in alcuni dei più importanti teatri degli Stati Uniti. La prima mondiale sarà al Roda Theatre di Berkeley in California (8 marzo-21 aprile). Wright (noto al pubblico italiano soprattutto per Le altissime torri. Come al-Qaeda giunse all'11 settembre edito da Adelphi) ha deciso di portare sulle scene l'ultima Oriana, quella malata che aveva scelto l'esilio newyorkese. Sulla scena (la regia è affidata a Oskar Eutis, molto noto al di là dell'Atlantico) comparirà infatti una Fallaci anziana e spigolosa che viene intervistata da una giovane cronista.
Durante il colloquio, la giornalista italiana più nota in America ripercorre la sua vita e la sua carriera, da quando ragazzina faceva la staffetta partigiana sino agli ultimi anni, passando per la stagione delle sue grandi interviste a personaggi incredibili come Kissinger, Castro e Khomeini. Durante il dialogo, partito quasi come una lezione di giornalismo tra le due donne si stabilisce una complicità, che trasforma la conversazione in qualcosa di più intimo, uno scambio di esperienze di vita.
Quello di Wright vuole essere l'omaggio di uno scrittore giornalista alla più coriacea delle scrittrici giornaliste, di cui egli stesso ha ricordato il coraggio come inviata di guerra, e non è un caso la scelta di mettere in scena l'ultima Fallaci, quella più scomoda e che negli stessi articoli di presentazione dello spettacolo del Berkeley Repertory Theatre viene definita «una pupilla della destra». Secondo Wright: «Oriana Fallaci è stata una figura davvero formativa per me. Non sempre sono stato d'accordo con lei.

Alla fine era diventata un po' folle e i suoi articoli anti-musulmani dopo l'11 settembre erano davvero incendiari. Ma io sono interessato a queste tematiche, alla tensione tra Oriente e Occidente esattamente come lo era lei, è una passione che mi ha trasmesso, mi ha trascinato come un mulo da tiro».

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