La forza di Giorgia: "La mia musica ora ha il passaporto"

In "Senza paura" l'artista mostra la maturità necessaria per valicare i confini. E duetta con Alicia Keys

La forza di Giorgia: "La mia musica ora ha il passaporto"

Fosse per lei, manco ne parlerebbe: «Prima avevo bisogno di spiegare i miei dischi, ora sono più sicura e vorrei che fosse solo la musica a parlarne». In effetti il nuovo disco di Giorgia, Senza paura, parla da solo sin dal primo singolo Quando una stella muore, che sfoggia una impalcatura vocale di virtuosismo quasi vintage. Da parte sua, lei parla del resto, di tutto il resto. Del passato: «Ho trascorso molto tempo a cercarmi, spesso inutilmente». E della maternità: «In casa ho uno studio di registrazione: una volta potevo permettermi di concentrarmi solo sulle mie composizioni. Adesso che c'è Samuel (il figlio nato nel 2010, ndr), appena mi metto le cuffie, lo sento chiamare mamma mamma e corro da lui». «La fine delle paranoie»: così qualcuno definisce la maternità. Perciò questo disco è un prodigio di essenzialità, senza barocchismi sterili (come le capitava in passato) perché «ho capito che il filtro sono diventata io, sono io che finalmente ho la forza di limare le canzoni». E dire che, come aggiunge sorridendo mentre è sdraiata sul lettone con il figlio, «non mi sono trattenuta e ho usato tutta la voce che ho».

Forse per questo Senza paura è il primo vero disco di Giorgia che abbia il passaporto per girare all'estero. E non c'entra solo la collaborazione con Alicia Keys, che duetta in I will pray e canta in (buon) italiano nella versione domestica dello stesso brano intitolato Pregherò. «È stata impeccabile. E alla fine mi ha pure chiesto: “Ma ho cantato bene?“. Il nostro è stato un incontro tra musicisti e la musica unisce a prescindere, non contano più la lingua o la cittadinanza». E neppure le generazioni. Difatti uno dei brani più calibrati è Oggi vendo tutto scritto da Ivano Fossati. «Gli avevo chiesto se avesse un brano già pronto ma lui ha risposto che l'avrebbe scritto apposta per me. E poi ci siamo anche confrontati su come l'ho cantato, sai con un mostro sacro come lui c'è solo da imparare». Non fosse per il testo, manco sembrerebbe un brano di Fossati tanto è diventato imprevedibile. D'altronde Giorgia, che ha 42 anni ed è passata per un bel po' sotto le forche caudine della critica, ormai è entrata nella fase in cui non è più l'erede di nessuno (nell'ordine, da Mina fino a «Whitney Houston se fosse italiana») ma è semplicemente Giorgia: perciò può piazzare nel disco anche la collaborazione con il rampante Olly Murs, star del pop inglese (in Did I lose you) e due brani quasi dance, anzi edm, electronic dance music, ossia Perfetto e La mia stanza, che sono un bel po' lontani dai suoi cromosomi soul. In fondo siamo nell'epoca dello scavallamento stilistico. E dei duetti imprevisti tra cantautori e rapper italiani.

«Mi piace il miscuglio tra generi, specialmente in un paese come il nostro così lento ad accettare le novità (anche) musicali». Lei invece se la prende comoda: andrà in tour solo a maggio. «Prima lascio decollare le canzoni». E intanto si gode la nuova rinascita lasciando parlare soltanto la sua musica.

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