Fossati: «Le canzoni italiane parlano di sciocchezze»

Fossati: «Le canzoni italiane parlano di sciocchezze»

nostro inviato a Bari

Lui parla placido e soddisfatto, si vede proprio che lontano dal palco sta molto meglio. «Sono contentissimo di essermi ritirato dalle scene e non ho alcun rimpianto di averlo fatto» ha infatti subito detto ieri Ivano Fossati parlando al Medimex, il Salone dell'Innovazione musicale che per tre giorni è diventato il crocevia della musica italiana (oggi ci sono anche Cremonini, Caparezza e Caterina Caselli). In realtà Fossati è sempre al centro della scena e ha soltanto scelto un altro modo per restarci. Ha pubblicato il romanzo Tretrecinque per Einaudi: «Sarò pure presuntuoso a dirlo, ma non ho avuto alcuna difficoltà a scrivere, anzi l'editore mi aveva chiesto 200 pagine e io mi sono presentato con un plico di 400 fogli. Per di più mi sono pure divertito a farlo». Poi continua a scrivere testi di canzoni, l'ultimo per il disco di Red Canzian L'istinto e le stelle . Fa i conti con i rimpianti: «Il più grande? Non aver prodotto il disco La mia generazione ha perso con Giorgio Gaber: in quei mesi ero impegnato, ci eravamo ripromessi di lavorare insieme ma poi purtroppo non è potuto succedere». E infine mette a disposizione la propria esperienza: «I ragazzi emergenti devono imparare ad andare controcorrente e non a mettersi nelle mani di qualche produttore».

Forse anche per questo, dopo oltre un secolo di dischi e discografia, «la maggior parte delle canzoni italiane racconta sciocchezze. Più che parlare di de profundis dell'arte di scrivere canzoni, parlerei di fine delle idee. Ci sono tanti compositori o cantanti che letteralmente non sanno che cosa dire. E annoiano. Perciò ascoltare musica spesso è come uscire a cena con una persona che non ha nulla da dire». Lui l'ha fatto per decenni, ora ha smesso e quindi può godersi meglio la musica. Studiandola: «Appena posso, quindi quasi ogni giorno, me ne vado nel mio “angolo del blues”, suono per un po' e guai a chi mi disturba. È così bello e produttivo che quasi quasi mi dispiace non registrare più dischi perché adesso sono molto più bravo a suonare di prima», scherza (forse) con un filo di malinconia.

Magari gli mancano un po' quelle lente combinazioni che nelle carriere musicali spesso portano a successi incredibili tipo quello con Fabrizio De André: «Avevamo deciso di collaborare un giorno del 1984 al Festivalbar: ci abbiamo messo dieci anni ma poi abbiamo realizzato Anime salve ». Un capolavoro. Lui ne racconterà i segreti quando diventerà professore al Conservatorio di Genova: «Da gennaio racconterò che cosa sia la forma canzone e che cosa può contenere». Dopotutto, chi meglio di lui?

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica