Giacobbo senza confini: dal Messico all'Egitto alla scoperta dei misteri

Parte giovedì prossimo su Rete4 "Freedom": "L'importante è sorprendere lo spettatore"

Giacobbo senza confini: dal Messico all'Egitto alla scoperta dei misteri

Grande capacità affabulatoria unita al rigore scientifico. È il marchio di fabbrica che lo contraddistingue da quando ha cominciato a fare il conduttore e che si porta dietro anche a Rete 4. Da giovedì prossimo (20 dicembre) Roberto Giacobbo riprende il filo delle sue narrazioni ma su una canale diverso da Raidue, dove era stato per quindici anni. E con Freedom - Oltre il confine va a occupare l'ultimo tassello mancante del palinsesto della rete Mediaset di cui il direttore Sebastiano Lombardi ha modificato la rotta da settembre. Mancava, nella linea editoriale di prima serata rivolta all'informazione, il programma divulgativo storico scientifico e archeologico. Così, dopo una lunga gestazione, anche per mettere a punto un prodotto innovativo, ecco che è pronto a partire Freedom. «Si tratta di un magazine - racconta Giacobbo ai cronisti convocati nel Duomo di Milano, chiuso al pubblico per l'occasione e che sarà oggetto di una delle puntate - in cui spaziamo tra vari argomenti, dall'antico Egitto al Vittoriale, dal Messico al Campanile di San Marco». Insomma non sarà monotematico come alcune serate di Ulisse di Alberto Angela, ma «non avrà nulla da invidiare al programma di Raiuno come realizzazione, strumenti tecnologici, passione e approfondimento scientifico». Per realizzare ogni puntata infatti sono stati necessari sei mesi di tempo. «Ci siamo recati sui luoghi di cui parliamo senza risparmiare tempo e incontrando testimoni ed esperti - spiega ancora Giacobbo - ogni immagine che si vede è stata realizzata ex novo, non ci sono scene di repertorio. Anche la musica e il colore sono stati creati apposta da team di esperti del settore». In più è stato studiato un carattere tipografico «easyreading» per permettere alle persone dislessiche di leggere scritte, schemi e grafici. E tutto questo Giacobbo lo presenta con un gigantesco (come è lui fisicamente) entusiasmo. Il suo è un approccio diretto e pop alla divulgazione, fatto anche di poetica, immaginazione, tante domande e tantissime parole, un fiume di parole. «Domande per le quali spesso non esiste risposta perché conoscenza è curiosità e viaggio. Mai dogma indiscutibile. E poi è anche importante l'emozione, lo stupore, sia nostro sia degli spettatori». E se gli si chiede perché ha voluto lasciare la Rai, risponde con il mantra che tira fuori ormai da mesi: «Volevo essere più libero, non avere vincoli di dipendenza e di gerarchie». E a chi ancora lo stuzzica sulla rivalità verso la luminosa fabbrica di documentari di Alberto e Piero Angela, risponde placidamente che «c'è posto per tutti, anzi tre programmi di divulgazione in prima serata sulle reti generaliste (contando anche Atlantide su La7) sono fin troppo pochi».

Dunque, cosa si vedrà nelle prime otto puntate (cui seguirà una seconda stagione di dodici) di Freedom? Qualche esempio delle tematiche che verranno affrontate: esiste davvero il 14esimo obelisco di Roma ed è sepolto sotto il Senato? La guardia scelta del Faraone poteva essere composta dagli antichi sardi, arrivati in Egitto più di 3.000 anni fa? La penicillina è stata scoperta dal Premio Nobel Alexander Fleming o da un italiano?

Il team di Giacobbo, sempre insieme a lui, ha visitato Messico, Stati Uniti, Egitto. E poi Roma (dal Colosseo alla Città del Vaticano), Venezia, Napoli, insieme a Sardegna, Isola d'Elba con le sue miniere di ferro, ed altre location sorprendenti, sia reali che virtuali. Entrando in luoghi mai visti prima.

Ogni scena è ripresa con almeno cinque telecamere diverse, tutte in 4K per una futura trasmissione in questa modalità, ed un drone. L'intento è mostrare non solo il punto di vista di Giacobbo e della sua troupe, ma accompagnare lo spettatore sul set di ripresa, come se fosse presente sulla scena.

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