La scena è surreale. Ma proprio per questo fa letteralmente impazzire cinefili, tifosi, fotografi e cronisti. L'ottavo Re di Roma incorona il suo Gladiatore. Ovvero: Francesco Totti regala a Russell Crowe una maglietta giallorossa, numero 10 con sopra ovviamente- il nome «Maximus». «È una maglietta large precisa l'ex capitano della Roma- taglia XLL». E appena l'ex Massimo Decimo Meridio (che la mattina precedente aveva gridato in perfetto italiano «Forza Roma!») prova a scherzare «Ma forse sono tifoso anche della Lazio», Totti ribatte, pronto: «Allora mi riprendo la maglietta».
È stato forse questo il momento clou di una serata prodiga di emozioni. Quella che, organizzata da Cineconcerts -Orchestra Italiana del Cinema, mercoledì sera ha riportato a casa Il gladiatore di Ridley Scott. Proiezione del film vincitore di cinque oscar, e contemporanea esecuzione dal vivo delle sue musiche, con 200 fra orchestrali e coristi, all'interno del Colosseo. Cioè esattamente dove s'immagina svolgersi la vicenda di Massimo Decimo Meridio. «È la realtà storica che tende la mano alla finzione del cinema, in un cortocircuito assolutamente irripetibile», si entusiasmava il direttore d'orchestra Justin Freer. Il quale, prima dell'esecuzione, s'augurava che il cuore non gli battesse troppo forte: «Rischierebbe di mandarmi fuori tempo, e farmi saltare il sincrono fra immagini e musica».
Solo trecento privilegiati spettatori, ciascuno dei quali aveva pagato dai 1500 ai 3000 euro, sistemati fra le arcate millenarie; una cena firmata dalla chef stellata Cristina Bowerman, allestita al primo anello dell'anfiteatro con affaccio esclusivo sulla storica arena; un incasso totale di oltre cinquecentomila dollari (incluso un contributo di Bill Gates), destinato all'intento benefico della serata, lo sradicamento definitivo della polio dal pianeta; ospiti altri interpreti del film come Connie Nielsen, la Lucilla innamorata del gladiatore (in tunica stile impero di chiffon nero, e fermagli d'oro a forma d'aspide fra i capelli) e Charlie Allan, il capo dei barbari germanici (in kilt scozzese); ma anche vip nostrani come il regista Gabriele Muccino, amico di Crowe (l'unico senza abito da sera e in maniche di camicia), Maria Grazia Cucinotta, testimonial della campagna benefica della serata, e nonostante il film fosse proiettato in lingua originale- il doppiatore italiano di Crowe, Luca Ward. Che è stato costretto a ripetere la frase-culto cui ancor oggi è legata parte della sua popolarità: «Al mio segnale scatenate l'inferno!». Finché, attesissimo e invocato da passanti e turisti accalcati contro la cancellata del Colosseo, è arrivato lui: appesantito, barbone socratico, più che gladiatorio, ma i celebri occhi azzurri più saettanti che mai. «È dal 2000 che non rivedo Il gladiatore commentava Russell Crowe, mentre concedeva un selfie a due turiste giapponesi- Di sicuro qui ci sono molti che lo conoscono meglio di me». All'incauto che gli chiedeva cosa ne pensasse di un sequel (dimenticando che, alla fine della pellicola, il suo personaggio muore) replicava sornione «Ma tu il film l'hai visto?». E una volta sul palco, il roccioso gladiatore tornato a casa quasi si scioglieva in lacrime d'emozione («Non vedevo l'ora di vivere questo momento») e rispondeva agli applausi con altre battute del film, ancora in italiano. Perché sono tornato? «Io sono al servizio di Roma».
Che ne penso di questo film? «Ciò che facciamo in vita riecheggia nell'eternità!».Ma la festa non è finita, stasera (alle 21) e domani si replica al Circo Massimo per il grande pubblico: sempre con la proiezione del film, l'orchestra e Russell Crowe.
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