I campioni delle risate pronti alla sfida In attesa di Zalone

Il comico pugliese emigra in Norvegia in cerca di un posto fisso, De Sica va in vacanza ai Caraibi. Lillo & Greg alle prese con un boss

I campioni delle risate  pronti alla sfida  In attesa di Zalone

Lo aspettano con l'acquolina in bocca, esercenti e produttori che ogni giorno, da un decennio, contano i posti vuoti in sala e che adesso, a un passo dai cinepanettoni, confidano negli incassi delle feste per non precipitare nel baratro. È il film di Natale, che tra mille polemiche si è dato per morto, svenuto, depresso e che invece circola ancora perché non lascia mai a becco asciutto. Né il pubblico che con esso si confronta, né gli operatori di un settore in agonia. Magari ha cambiato pelle e cerca un tocco più sociale e virale, immettendo nelle trame leggerette un pizzico di bisessualità, un niente di difficoltà lavorativa, un soffio di crisi. Però la stoffa del cinepanettone è quella: si deve ridere e si deve capire. Dopo l'avanguardia prenatalizia di e con Massimo Boldi, che con Matrimonio al Sud ha incassato bene, e di Babbo Natale non viene dal Nord di e con Maurizio Casagrande, impegnato sul fronte dei sentimenti tra padre e figli, il 7 dicembre irrompe sulla scena un abbonato del genere, Leonardo Pieraccioni. Anche lui focalizzato sull'amore paterno con Il professor Cenerentolo, dove l'azione gira intorno al carcere di Ventotene, con il comico toscano nei panni d'un bancario-rapinatore che s'innamora della bisessuale Morgana (Laura Chiatti), portandosi dietro un circo variopinto: un nano, Ceccherini, la nuova fiamma del regista, Emanuela Zero, e vari attori di teatro. «Non a caso ho chiamato la mia figliola cinematografica come la mia bimba di cinque anni, Martina: vivo per lei, da quando mi sono separato», spiega Pieraccioni. Si ride? Un pochino. Ma il format dell'amore paterno che omnia vincit (Morgana dona a Martina un gioiello che dovrà legarla al padre per sempre) pare meno scintillante delle pieraccionate precedenti la fine del matrimonio di Leo con Laura Torrisi.In barba alla superstizione, il 16 è data topica per Natale col boss e Vacanze ai Caraibi, che, quanto a competizione al box-office, equivale a un incrocio di lame tra la Filmauro di Aurelio de Laurentiis e i suoi nuovi competitors, ovvero gli ex-cavalli della sua scuderia, Neri Parenti e Christian De Sica. Riuscirà Volfango De Biasi, che oggi presenta alle Giornate professionali del Cinema di Sorrento il cinepanettone Natale col boss, a surclassare l'unico film natalizio con un luogo esotico nel titolo? Perdurante la crisi, i produttori avevano deciso di eliminare Egitto, Maldive e Seychelles... Intanto, Lillo&Greg promettono sfracelli nei panni di chirurghi plastici che devono cambiare i connotati a un malavitoso. Il quale vorrebbe la faccia di Leo DiCaprio e si ritrova col sembiante di Peppino Di Capri. Gag e paradossi non mancano neanche nel film a episodi Vacanze ai Caraibi di Neri Parenti, che, nel primo episodio, si avvale di Christian De Sica. «Dopo due anni di fermo, felice di tornare al cinepanettone. Ho pregato gli autori di scrivere un film divertente», spiega Christian da Avellino, dove debutta in teatro.Ma è Checco Zalone la manna dal cielo d'inverno, che pioverà il primo giorno dell'anno nuovo: Quo vado, il nuovo film di Luca Medici (nome di battesimo del comico), regia di Gennaro Nunziante, fa il verso al welfare. Il comico pugliese è fenomeno di massa da 120 milioni di euro e il produttore Pietro Valsecchi punta al raddoppio. «Sono l'ultimo fortunato che ha il posto pubblico fisso, finché vengo messo in mobilità. Racconto l'odissea di quest'uomo che, pur di non lasciare il posto fisso, arriva fino in Norvegia. Per scoprire che lì sono tutti civili ed efficienti, ma depressi e suicidi», narra Checco, per la prima volta fuori d'Italia e via dalle Film Commission.

La sua commedia all'italiana, che inizia in Puglia, prosegue a Lampedusa e s'inoltra in Val di Susa tra i No-Tav, sembra l'unica rispondente ai canoni vanziniani del cinepanettone classico: un clic del Paese, in bilico tra disperso welfare e inesistente posto fisso, col lampo al magnesio d'una comicità dolceamara.

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