Quel pasticciaccio brutto e senza fine al Torino Film Festival (TFF per gli amici). Dopo i bisticci attorno al gran rifiuto di Ken Loach è arrivata una grana ben più grossa e destinata a lasciare qualche segno nella sinistra di lotta e di cineteca del capoluogo piemontese. Si tratta dell'«affaire Salvatores». Vista la necessità di sostituire Gianni Amelio alla direzione del TFF, la Regione Piemonte, uno dei principali «azionisti» della manifestazione avrebbe visto di buon occhio Gabriele Salvatores. Il regista inizialmente sembrava ben disposto ed interessato ad assumere la direzione artistica. Voleva però fare un festival più aperto agli sponsor privati ma soprattutto avrebbe voluto come braccio destro operativo in loco Steve Della Casa. Scelte che, a quanto pare, non sono tanto piaciute al Museo del Cinema di torino di cui il TFF è emanazione. Il presidente del Museo, Ugo Nespolo, ha comunicato via telefono a Salvatores che avrebbe dovuto tenersi la squadra del suo predecessore, e gli avrebbe posto altri paletti. Risultato? Salvatores incontrando a Courmayeur gli assessori Coppola e Braccialarghe (rispettivamente della Regione e del Comune) e lo stesso Nespolo ha risposto: «Spiacente ho troppi impegni per potermi occupare del festival». Un modo elegante di glissare visto che per altre cose, come girare uno spot per Sanremo annunciato ieri, il premio Oscar lo trova.
E se Salvatores ne è uscito con classe a Torino si è invece scatenato il vespaio perché sui paletti posti a Salvatores in molti si sono interrogati, a partire dai due assessori amareggiati dall'opportunità persa. E i più maligni hanno subito fatto notare che il Museo del Cinema è diretto da Alberto Barbera (è stato appena riconfermato per 3 anni) il quale, contemporaneamente, dirige anche la Biennale di Venezia: forse era da lui che arrivavano queste opposizioni. Vuoi perché si dice non ami Steve Della Casa, vuoi perché legato al precedente direttore, vuoi perché la presenza di Salvatores poteva risultare ingombrante... Così niente di fatto sino ala 18 prossima assemblea dei soci del Museo del Cinema (18 dicembre). Quanto ai diretti interessati le reazioni ai rumors sono diverse. Barbera glissa e ci dice: «Mi sono impegnato sia con la Biennale sia con il museo a non parlare di questi temi, non me ne occupo proprio». Ugo Nespolo invece spiega: «Siamo un festival piccolo non come quei grandi festival dove chi arriva può portarsi dietro la sua squadra e poi la nostra squadra è vincente e non si cambia». Steve Della Casa, invece, chiosa sornione: «Spero che a bloccare il tutto non sia stata solo il fatto che volesse me. Però che non volessero me è un fatto accreditato. Volevano tenere Emanuela Martini. Di certo Barbera per me non aveva un grande entusiasmo». Tra veti e malignità il nome che per ora resta come successore al TFF (acronimo che si può anche leggere Torino Film Faida) è il regista Ronald Chammah, noto soprattutto per essere il padre dei figli di Isabelle Huppert. Però si dice che a Barbera piaccia, il suo unico film Milano Noir deve essere bellissimo.
È il direttore del Museo del Cinema di Torino e anche il direttore artistico della
Mostra internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.
Il regista premio Oscar ha rifiutato la direzione del Torino Film Festival. Ufficialmente per i troppi impegni ma, secondo molti, per i troppi veti oppostigli.
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