La ricetta del successo? Non esiste. Ma alcuni ingredienti segreti, sì. «Primo: un gruppo di lavoro instancabile e coeso. Secondo: un ritmo narrativo agile e incisivo. Terzo: uno zoccolo duro di aficionados». Ce li spiegherà più avanti. Ma che alla base del successo di Barbara d'Urso ci siano questi ingredienti, lo conferma il successo di Kontrata per Shqipëria. Ovvero del format che la conduttrice di Pomeriggio Cinque ha scritto, ampliando la formula della sua già popolari interviste. E che è andato in onda per tre seguitissimi prime time, sull'Agon Channel; il più importante canale della tv albanese. «È cominciato tutto per caso - racconta la d'Urso -. Come si sa in Albania la nostra tv è molto seguita. Dopo le mie interviste con Letta, Casini, Berlusconi, Renzi, Franceschini, anche laggiù hanno cominciato a considerare i confronti politici di Pomeriggio Cinque un riferimento autorevole in materia. E mi hanno chiesto di applicare la stessa formula per intervistare nella loro tv i leader di tutti i loro schieramenti, in vista delle elezioni che in Albania si terranno il 25 giugno».
E come ha fatto a muoversi con cognizione fra temi politici di un altro paese? Come ha fatto con la lingua?
«Grazie alla nostra tv lì quasi tutti parlano italiano. Altrimenti ho usato l'interprete. E poi ho studiato a tappeto la situazione dell'Albania nell'ultimo mezzo secolo. Ma soprattutto, come faccio sempre, anche con i loro rappresentanti ho toccato la sfera privata, personale. Ottenendo risultati inattesi. L'ex presidente della repubblica Bamir Topi, che è stato in carica negli ultimi sette anni e che tutti, per la sua ritrosia, chiamano il presidente silenzioso, si è commosso fino alle lacrime quando gli ho portato Igli Tare, tecnico della Lazio, e la vincitrice di The Voice Elhaida Dani, entrambi albanesi».
E i politici di casa nostra?
«C'erano anche loro. Livia Turco, Stefania Craxi e Michela Brambilla: invitati per comporre una sorta di confronto Italia - Albania».
Insomma: una rivincita verso quelli che l'avevano accusata d'improvvisarsi giornalista politica?
«Ma no. Io non ho bisogno di nessuna rivincita. Da tempo accolgo cattiverie e complimenti allo stesso modo. Con serenità».
Sarà il successo di Pomeriggio Cinque a farla sentire superiore alle beghe del condominio televisivo?
«Possibile. Perché si tratta davvero d'un successo. Venerdì scorso abbiamo toccato il 22 per cento di share; sul mio blog www.carmelita.it ricevo giornalmente centinaia di commenti e apprezzamenti. E la programmazione, che come sempre avrebbe dovuto finire a maggio, su richiesta dell'editore andrà avanti per tutto giugno. E per un'ora e mezza di trasmissione in più al giorno».
Ma cosa rende Pomeriggio Cinque così speciale?
«Credo tre cose. Il lavoro enorme (io entro in redazione alle nove di mattina e ne esco, quando va bene, alle nove di sera) di un gruppo molto unito. Un ritmo serrato, adatto al pubblico giovane di Canale Cinque, che poi è il più appetibile per la pubblicità (15 minuti per argomento; 10 argomenti a puntata). E uno zoccolo duro di pubblico che, modestamente, dopo 35 anni di questo mestiere, credo d'essermi conquistata».
Fra i tanti, irrinunciabili must del suo contenitore, ultimamente ce n'è uno fisso: Beppe Grillo. Dipenderà dal fatto che il creatore del M5S l'ha attaccata più volte?
«No: dal fatto che Grillo è un must fisso per tutti i media. Provate a leggere un giornale qualsiasi (io li sfoglio tutti, tutte le mattine) e ditemi se non ci trovate ogni volta almeno tre pagine dedicate a Grillo».
E il fatto di parlare di qualcuno che non c'è mai, e che rifiuta di esserci, facilita o complica il vostro compito?
«Ne raddoppia il lavoro. Io da sempre invito i rappresentanti di tutte le forze politiche.
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