"Io e lei", film politico pagato (anche) coi soldi pubblici

La produzione: "Non entriamo nel dibattito sulle unioni civili". Ma regsita e attrici la sconfessano

"Io e lei", film politico pagato (anche) coi soldi pubblici

Sembra un film della Comencini, “Io e lei” (dal 1° ottobre), tanto è garbata,borghese e quasi sciapa questa commedia domestica con molti interni d’architetto e mises femminili alla moda, che piaceranno alquanto alle signore di Roma Nord, Parioli in testa. E invece il film più atteso di questo inizio autunno viene da Maria Sole Tognazzi, figlia di Ugo, regista accorta che non a caso rifà “Il vizietto”, con più d’una situazione comica.

Merito soprattutto di Sabrina Ferilli, che qui si riprende quanto le aveva tolto Sorrentino, sforbiciandole la sua parte in “La grande bellezza”, e aggiunge di suo veracità e romanità. E pazienza se, a tratti, il suo ruolo di testimonial d’una nota fabbrica di divani si sovrappone, in modo fastidioso, alla parte di Marina, ex- attrice lesbica che qui testa la morbidezza d’una nota marca di materassi insieme alla sua compagna, l’architetta Federica, interpretata dalla sempre brava Margherita Buy. Le due sono come sono molte donne: sciatte in pigiama, davanti allo specchio a fregarsi la crema per il viso, alle prese col telecomando, con i parenti burini di Marina, o con gli ignari corteggiatori,come capita all’insicura Federica. Quest’ultima, infatti, nonostante viva “more uxorio” con la bella compagna, non è proprio convinta della sua nuova sessualità: un tempo era sposata (con l’impareggiabile Ennio Fantastichini, subito accasato con un’altra), ha un figlio che, in realtà, le fa da padre – per esempio, la ospita a casa sua,quando si lascia, temporaneamente, con Marina – e un simpatico ottico che, daje e daje, se la porta a letto, cercando di portarsela anche a casa sua, scopo convivenza.

E qui s’innesta il piccolo dramma: chi ha scherzato con i sentimenti di chi? Naturalmente, tra scenate di gelosia, con la Ferilli che, in un blitz all’osteria, si riprende l’amante, dopo averla sorpresa con il povero ottico; crisi d’identità, inutili gite riparatorie in casali del 1300, tra le due signore è spaccatura irreversibile. Ma le cose s’aggiustano quando, a una normale cena tra etero – Federica con l’ottico, a casa dell’ex-marito con nuova compagna: assetti familiari spacciati per routine urbana -, l’architetta bisex, o “fluida” come dicono oggi i conformisti, si disgusta. E se ne va, tornando a casa della povera Marina. La quale, non senza rimostranze e reticenze, cederà subito: happy end con bacio tra le due,in ascensore. Dove si nota che Margherita Buy, timida e riservata di suo, arrossisce sotto l’impeto di Sabrina Ferilli, che la stringe contro la parete del lift.

Conoscendo il rischio d’un ruolo del genere, Sabrina Ferilli s’è fatta un nickname, per navigare in Rete e scoprire il “sentiment” della massa nei riguardi di “Io e lei”. “Uno ci pensa sempre, ai ruoli: questo è un film che fa discutere e porta dentro la polemica. In Internet ho scoperto che la gente, a priori, dice che non andrà a vedere ‘sto film. In rete il giudizio è negativo. Ma a casa mia, m’hanno insegnato a espandere la visione delle cose, perché il proprio orto è piccolo. Però c’è chi parte già con reticenza, invece che con rispetto. Un internauta,comunque, l’ho stordito con le mie repliche!”, afferma Sabrina, che qui ha un ruolo comico convincente, a parte le poltrone e i sofà sulle quali siede spesso, insieme al pregiato gatto Bengala. Invece di mettersi davanti al computer, fornita di nickname - ”me sò attrezzata”, spiega la Ferillona -, la Buy ha vissuto il film “come una semplice storia d’amore”. “Sono stata sposata, ho avuto un figlio e quindi ho aggiunto un’attenzione in più al personaggio”, aggiunge. Francesca Marciano,invece, che ha sceneggiato il film con Ivan Cotroneo, Arnaldo Catinari e Maria Sole Tognazzi, cita direttamente la “sessualità fluida” a noi contemporanea. Insomma, dopo un matrimonio finito male, una cinquantenne ha il diritto di passare il Rubicone, in nome dell’agognata felicità.

Maria Sole Tognazzi, qui al suo quarto film, è stata molto attenta a non mostrare scene di sesso esplicito – anche perché non possiede il tocco dirompente di Abdellatif Kechiche, che in “Storia di Adele” illustrava le pratiche sessuali di due donne nell’intimità -,preferendo aggirarsi tra pigiamoni e matriciane casalinghe. Così Federica e Marina, nella loro routine senza scosse, sembrano due impiegate del diversamente corretto: la banalità del gay. Per la Ferilli, questa normalità è ”il valore aggiunto, in un Paese bigotto come il nostro, che lascia per strada tutti, figurarsi chi non è normale. Togliendo la parola “sesso”, le cose sarebbero più accettabili”, ipotizza l’attrice.

E se le due protagoniste s’industriano a specificare che “Io e lei” è un film politico, mentre la regista auspica che “la politica faccia qualche passo avanti, anche attraverso un semplice film”, la produttrice Francesca Cima al contrario afferma: “Non vogliamo entrare nel dibattito, non vogliamo trainare ideologie”.

Politico, o non politico, proprio mentre il PD prende tempo sulla legge che riguarda le unioni civili – “Al Pd lo dicono da anni, ma anche i cittadini devono far sentire il loro convincimento”, obietta Sabrina la “pasionaria” -, a “Io e lei” sono finiti 500mila euro di finanziamento pubblico, da parte del Mibact e un contributo, ancora non quantificato, da parte della Regione Lazio. E questa è politica.

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