«Una volta sentii qualcuno definire Breathed la cicatrice del paradiso a noi perduto. E per molti lo era, un luogo che celava una ferita perfetta sotto la superficie delle cose». Inizia così L'estate che sciolse ogni cosa, il primo romanzo della scrittrice Tiffany McDaniel, nata in Ohio nel 1985. Negli Stati Uniti è stato un vero caso letterario e ora arriva nelle librerie italiane (Atlantide, pagg. 378, euro 21, traduzione di Lucia Olivieri).
Il libro alterna due registri narrativi: quello immaginifico, con echi di Stephen King e Neil Gaiman, e quello classico che ricorda Harpeer Lee (in odore di zolfo, però). A guidarci nella storia la voce narrante di Fielding Bliss che, a anni di distanza, ricorda un'estate del 1984 che lo segnò profondamente. McDaniel evoca con intensità quelle cittadine sperdute nel Sud degli Stati Uniti, tutte Bibbia e fucile, sospese tra il timore di Dio e le tentazioni del Diavolo. Tornando a quel 1984, il protagonista ricorda suo padre Autopsy Bliss (in greco autopsia significa vedere con i propri occhi) e un giorno invita, attraverso un annuncio sul giornale, il Diavolo a visitare Breathed. E il Diavolo arriva. Ha le sembianze di un ragazzino di colore dagli occhi verdi e cambierà il destino del protagonista allora tredicenne e dei suoi amici. Al lettore scoprire gli eventi, tra liti familiari, violenze e un omicidio. Non originale, ma efficace, l'idea di far vestire al Diavolo i panni di un ragazzo di colore, in Stati come l'Ohio la parola nigger è ancora la più usata come insulto. Questo romanzo può senz'altro essere la lettura dell'estate e riserva un finale a sorpresa che racconta come «l'arte del dolore è nel suo tocco. Come pure il suo orrore. Il dolore è una creatura parlante e mi dice che sono stato irresponsabile non dando al mio corpo il riposo di cui aveva diritto. E così ora mi fa male ogni centimetro della mente, ogni centimetro del corpo.
Sono il flagello senza fine, la caduta senza fine, la storia senza fine di ciò che accade a un uomo incapace di dimenticare». E in tempi come i nostri di ri(e)mozione forzata, dove dimenticare è il primo comandamento, per non soffrire, per andare avanti, L'estate che sciolse ogni cosa può davvero scuoterci.
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