C'è qualcosa di finalmente perfetto in questo disco di Levante, che esce domani 4 ottobre e che è forse il migliore dei quattro che ha pubblicato finora. Si intitola Magmamemoria, un neologismo che «dà un nome alla mia nostalgia» e che è la password per entrare nella musica di questa catanese 32enne finora difficile da decifrare. «Parlo del tempo» spiega lei elegantissima in un ufficio della Warner trasformando le proprie parole nella perfetta colonna sonora della sua nuova fase. «Sono nel tempo della serenità e della consapevolezza - dice - e per questo mi sento di affrontare un tema come la memoria senza essere nostalgica. La memoria è necessaria ad andare avanti, a proseguire la vita e la forza dei ricordi non possono che aprire le porte del futuro». Intanto che cos'è il magmamemoria? «C'è l'idea del magma, che per noi catanesi richiama l'Etna e che non è come la lava che scivola via a valle. È qualcosa che metaforicamente ci rimane dentro l'animo, caldo e imperioso, e si affianca alla memoria, che risale alle nostre radici». Un'idea che la copertina rende appieno: Levante è vestita di rosso su sfondo rosso e ha i capelli lunghissimi perché «il capello lungo è simbolo del tempo che passa, quindi della memoria».
E, oltre ad avere titoli sontuosi come Il giorno prima dell'inizio non ha mai avuto fine, le canzoni mescolano la sua voce passionale, talvolta rotta, incrinata, piegata dalla passione con arrangiamenti che finalmente hanno una profondità moderna e cantautorale. Non ci sono cadute nel modernismo a tutti i costi né nella nostalgia canaglia: Levante è unica e quindi inimitabile. «Dicevano che somigliassi troppo a Carmen Consoli così le ho chiesto di cantare con me ne Lo stretto necessario. Quando ho ascoltato la registrazione, ho pianto per mezz'ora dalla contentezza». Tra l'altro, il brano è stato scritto con il favoloso Antonio Di Martino e Lorenzo Urciullo detto Colapesce, due che sanno come si costruisce una bella canzone. Loro due e Carmen Consoli saranno probabilmente tra gli ospiti del debutto di Levante al Forum di Assago il 23 novembre: «Dopo anni di concerti nei club, per me è una sfida», spiega sgranando due occhioni neri che più neri non si può.
Prima che (anche) Fiorello contribuisse al successone del suo brano Alfonso, lei si è garantita quella gavetta indie fatta di concertini, viaggi all'estero (Leeds) e continua ricerca di migliorarsi. Poi tutto è accaduto velocissimamente e si è pure ritrovata al tavolo della giuria di X Factor dove ha confermato a se stessa «di non essere competitiva». Preferisce scrivere e cantare.
E anche in questo disco è molto autobiografica, sublimando le proprie sensazioni come in
Saturno, che è la storia di un «tenero tradimento» o Andrà tutto bene con la forza inaudita di chi è sgomento dalla realtà e a quel «andrà tutto bene» assegna una speranza analgesica che è in fondo lo scopo di ogni bel brano.
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