Lei nel programma fa le domande. Gentili, ironiche, empatiche, senza cattiveria. Ma potrebbe tranquillamente stare dall'altra parte del lettone, a rispondere alle domande. Tanto, alla fine il tutto si trasforma in una chiacchierata a cuore aperto. E a lei, Paola Perego, nonostante la nota riservatezza, piace parlare di se stessa. Come fa in questa di intervista, che potrebbe essere avvenuta nella medesima stanza d'albergo di Non disturbare: la seconda serie va in onda su Raiuno da venerdì in seconda serata. In pigiama, ospiti tra le lenzuola di Paola, Elena Santarelli e Paola Barale nella prima puntata e poi a seguire, Malgioglio, Totò Schillaci, Rita Dalla Chiesa, Pierluigi Diaco, Marco Masini, Giancarlo Magalli, Serena Grandi, Sabrina Salerno, Guglielmo Mariotto e Marisela Federici.
Ma sono personaggi intervistati centinaia di volte. Cosa c'è in più nel suo lettone per cui val la pena riascoltarli?
«Innanzitutto non parliamo di lavoro e carriera, ma della vita. E, nell'intimità di una camera d'albergo, vengono fuori piccole confessioni e curiosità che non verrebbero in uno studio. Alla fine siamo così in confidenza che ci dimentichiamo delle telecamere».
Mette le mani nelle valigie dei suoi ospiti e sequestra il telefonino...
«Sì, la cosa più imbarazzante è frugare tra le mutande degli uomini, di solito tocco solo quelle di mio marito, neanche più quelle di mio figlio. Imbarazzanti anche alcuni messaggi che arrivano sul cellulare durante l'intervista, a volte anche di amanti, ma quelli non li leggiamo... ovviamente».
Adesso lei abbracci il cuscino e si racconti: qual è il suo principale difetto?
«Il senso di impotenza. Io vorrei sempre risolvere i problemi degli altri. E quando non ci riesco vado in crisi. Vorrei che tutti intorno a me stessero bene. Ma non è possibile. E sto imparando, piano piano, a sapermi arrendere. A dirmi qui e ora, a vivere il presente e a capire che a volte la mente inganna».
E il suo principale pregio?
«La testardaggine che mi porta a non arrendermi mai e a provare a fare altro, a continuare a essere positiva nonostante tutte le difficoltà».
Una testardaggine che le ha consentito di trasformarsi da ragazzina di provincia a star della televisione...
«Sono figlia di un falegname e di una casalinga, vivevamo in 50 metri in 4. I miei genitori mi compravano le scarpe una volta ogni due anni, in occasione della festa di Brugherio, il paese dove sono cresciuta. Non ho visto il mare fino a dieci anni. Sono salita sul primo aereo a 17 per andare a fare la hostess in una gara di Formula Tre».
Non dev'essere stato facile finire catapultati nel mondo della moda, prima e in quello della tv, poi.
«Proprio no. Ho sofferto per anni di attacchi di panico. E non mi vergogno a dirlo. Anzi, bisogna parlarne per condividere e per aiutare altri a non tenerselo per sé. Ricordo perfettamente il primo: ero in macchina, una Renault 4 rossa con il mio fidanzatino di allora, ho respirato, l'aria non è entrata, mi sono messa le mani in faccia e ho creduto di morire. Ecco, quando arriva il mostro, come lo chiamo io, non sai cosa fare, non riesci a fermarlo. Per anni non ho accompagnato i miei figli in macchina per timore che comparisse. Ho affrontato tre periodi di analisi terapeutica, ho preso psicofarmaci. E non bisogna vergognarsi neppure di questo».
La vita l'ha ricompensata, un rapporto (con il manager delle star tv Lucio Presta) che dura da molti anni, due figli e ora anche un nipotino...
«Sono la nonna più felice del mondo. Vizio mio nipote più che posso, me lo tengo sempre in braccio, tanto che mia figlia Giulia mi ha fatto fare un corso sulla nanna per i bebè, altrimenti non mi lasciava più Pietro».
Una famiglia allargata anche complicata.
«Come molte altre famiglie. Dove, quando i figli diventano grandi, fanno le loro scelte».
E un marito «pesante», che ha un'immagine pubblica di duro e burbero...
«Dico sempre che la gente non conosce il suo lato B, che è riuscito a descrivere nella biografia Nato con la camicia. Una cosa voglio dire di lui: riesce ancora a farmi ridere nonostante i 22 anni passati insieme, per una battuta farebbe qualsiasi cosa».
Adesso che lui ha scritto un libro, potrebbe provarci anche lei...
«Infatti ci sto pensando, ho già buttato giù qualcosa...
quando stavo male tenevo diari sul mostro e ho cominciato a rileggerli. Tanta gente mi scrive per condividere queste sofferenze e ho pensato che la mia esperienza potrebbe aiutare. Vedremo se ne verrà fuori qualcosa da pubblicare...».
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