Miles Davis in spiaggia e Armstrong in panciolle. Il jazz era (anche) così

Le fotografie inedite di Jean-Pierre Leloir diventano un libro e le copertine di 50 classici super-album

Miles Davis in spiaggia e Armstrong in panciolle. Il jazz era (anche) così

C'è una emblematica foto di Louis Armstrong con un tovagliolo al collo, seduto su una sedia con i pantaloni tirati su fino al ginocchio, i pedalini bianchi e gli scarponi neri, con la tromba piazzata in mezzo alle gambe. È un'immagine inedita del re del jazz, oggi copertina dell'album Louis Armstrong Meets Oscar Peterson, scattata dal glorioso fotografo francese Jean-Pierre Leloir (1931-2010) che caratterizza la nuova collana «Le fotografie inedite dei Grandi del jazz». Si tratta di 50 cd e altrettanti long playing che hanno fatto la storia del jazz, ripubblicati con in copertina una rara immagine scattata da Leloir, che nella Parigi degli anni '50 e '60 ha ripreso le star del jazz - da Billie Holiday a Chet Baker a Miles Davis - nei loro momenti più intimi e riservati. I dischi stanno uscendo in questi giorni mentre il libro con tutte le foto di Leloir sarà nei negozi a breve. Un eccellente connubio tra suono e immagine - basti pensare a Workin' di Davis con lo splendido quintetto con John Coltrane, Red Garland, Paul Chambers, Philly Joe Jones (in copertina c'è uno splendido bianco e nero di Miles che gioca in spiaggia in costume da bagno) o a Monk's Music di Thelonius Monk - di cui Leloir diceva: «Ho amato le persone che ho fotografato ed è così che mi sono messo a disposizione, ma nella maniera più discreta possibile. Non ho mai voluto essere un paparazzo. Volevo che loro dimenticassero la mia presenza in modo da poter catturare quei piccoli momenti inaspettati!». Così nascono immagini come quelle che vedono Nina Simone giocare in piscina con la sua bambina, o i teneri incontri tra Louis Armstrong e Ella Fitzgerald, o ancora un intenso Sonny Rollins nella foto che correda il seminale Saxophone Colossus. La storia di alcuni superclassici del jazz uniti ad alcune immagini iconiche dei suoi protagonisti, scattate da uno a cui, il giorno della liberazione di parigi, fu messa in mano una macchina fotografica che gli cambiò completamente la vita. Nel 1949 infatti, dopo il concerto alla Salle Pleyel che vide insieme Charlie Parker e Miles Davis, Leloir, folgorato, interruppe gli studi e si dedicò professionalmente alla fotografia. Divenne il re della vita musicl-mondana parigina e soprattutto un intimo amico delle star, con i suoi baffoni, l'inseparabile pipa e il temperamento composto di un gentiluomo britannico affascinava tutti.

Chi ha mai ripreso infatti in momenti così intimi le star del jazz? Il grande pianista Martial Solal lo ricorda così nella prefazione del libro: «Ho incontrato per la prima volta Leloir in un club di Saint Germain des Près negli anni '50. Saint Germain era all'apice della popolarità e Leloir era là ogni notte. era uno dei pochi fotografi veramente interessato ai musicisti, e certamente era l'unico che ci conosceva tutti per nome. Era molto professionale, preciso e meticoloso ed era evidente che amava ciò che faceva e ammirava i suoi modelli». Ci sono splendidi primi piani del maledetto Chet Baker e persino una Etta James in concerto sulla cover dell'album At Last, unica eccezione soul alla collana tradizionalmente jazz che inanella anche titoli come Monk's Music di Thelonius Monk. Jordi Soley, il produttore della collana, ci racconta come è nata l'idea: «Durante un viaggio in macchina, in cui abbiamo parlato di grandi fotografi della musica popolare del Ventesimo secolo, con Gerardo Canyelles, noto fotografo del jazz e collezionista spagnolo. Leloir è sempre stato un artista di culto: possedeva una capacità unica di catturare gli artisti nella loro privacy. Poco dopo aver studiato il lavoro di Leloir per interesse personale, ho sentito il bisogno di vedere queste immagini sulle copertine emblematiche dei dischi. Siamo partiti da vecchi negativi che abbiamo dovuto digitalizzare e restaurare. È stato un processo lungo ed emozionante che abbiamo curato in maniera certosina. La personalità del lavoro di Leloir è così forte che una volta che abbiamo avuto le foto sul tavolo ci siamo resi conto che il catalogo di dischi poteva benissimo rappresentare la collezione ideale non solo per gli appassionati di buona musica ma anche per coloro che amano la cultura, l'arte e lo stile».

Insomma vero jazz anche per gli occhi e per i non fanatici, musica da ascoltare e da guardare perché, come sottolinea Quincy Jones, l'ultima delle leggende jazz che qui appare in un disco con Sarah Vaughan: «Si vede che dietro ogni imm agine c'è una storia che ha bisogno di essere raccontata e apprezzata dalla gente».

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