"Con il mio piano ridisegno anche Beatles e Led Zeppelin"

Il grande tastierista degli Yes pubblica il disco "Portraits": "Un vero onore suonare per Bowie e i Black Sabbath"

"Con il mio piano ridisegno anche Beatles e Led Zeppelin"

È un mago delle tastiere, sia dell'organo che del pianoforte che del Moog come piaceva soprattutto negli anni Settanta... Allora lui e Keith Emerson si sfidavano a colpi di suite e di tecnica pura. Emerson più legato alle diavolerie elettroniche, lui, il biondo Rick Wakeman, più attento alle sonorità classiche e a trascinare gli Yes. Quegli Yes che ha lasciato e ripreso numerose volte per seguire la sua vena solista (che ha partorito album storici come The Six Wives of Henry VIII) che non accenna a spegnersi, ma che anzi si alimenta con un album solista - addirittura il suo 100simo - per solo pianoforte, intitolato Piano Portraits, in cui rilegge alla sua maniera alcuni classici del rock come Stairway to Heaven e Help, brani di Debussy e una classica Berceuse (ninna nanna) di Chopin.

Lei ha detto che questi brani hanno un significato speciale per lei: può spiegarlo anche a noi?

«Indubbiamente in prevalenza sono brani che hanno segnato la storia del rock e a cui sono molto legato. Ho scelto brani che hanno splendide melodie e altri che mi hanno ispirato particolarmente a farli miei e a darne una mia interpretazione».

Perché si parla poco di lei in questo periodo?

«In realtà continuo a suonare e a incidere. L'anno scorso è uscito l'album King Arthur e nel 2014 Journey e sono uscite molte ristampe dei miei lavori... Ma è difficile che la mia musica esca dai confini del Regno Unito. Spero con questo album e con altre produzioni future di tornare al pubblico italiano e a quello internazionale».

Lei viene dalla musica classica. Quali sono i pianisti che l'hanno più influenzata e quali quelli moderni?

«Sin da quando ero ragazzo ho sempre ammirato Vladimir Ashkenazy, il mio punto di riferimento. Oggi ci sono una miriade di pianisti classici bravissimi, e ognuno con un suo stile unico e un talento speciale».

Dopo le cover dei classici, aspettiamo un album di pianoforte con sue composizioni originali.

«Lo avrete. Ho registrato un triplo cd di brani composti da me che uscirà nel 2019».

Tempi lunghi, ha altri progetti più vicini?

«Ne ho tantissimi, non sto mai fermo e sto lavorando a un sacco di cose. Sono impegnato almeno per i prossimi cinque anni, più gli album che sto facendo con Jon Anderson (storico membro degli Yes) e Trevor Rabin».

Lei è sempre stato un musicista eclettico e aperto alle collaborazioni. Può raccontarci del suo lavoro di arrangiatore per David Bowie?

«Era un piacere lavorare per lui e con lui. David proponeva una musica diversa dalla mia ma abbiamo avuto un rapporto intenso sia come amici che come musicisti. Conoscevo la sua musica in modo molto profondo, e mi piaceva anche, così non è stato difficile aggiungere il mio tocco di arrangiatore ai suoi dischi»:

E il suo rapporto con i Black Sabbath?

«Non siamo poi così lontani musicalmente. Siamo amici dal 1970, amo quei ragazzi, ho suonato anche sia nei dischi che nei tour di Ozzy Osbourne e mio figlio Adam ha suonato 15 anni per i Black Sabbath, così la famiglia Wakeman ha sempre a che fare con loro».

Qual è stata l'importanza degli Yes nel mondo del rock?

«Penso che il nostro successo abbia aperto la strada a molti musicisti e abbia permesso loro di credere di più nei loro progetti innovativi. La musica degli Yes degli anni '70 è stata la chiave di tutto un movimento».

Perché ha lasciato il gruppo?

«Sono uscito e rientrato dagli Yes cinque volte, sempre per ragioni esclusivamente musicali. Avevo bisogno di spazio per le mie creazioni e non volevo ripetermi».

Lei ha inciso 100 album, pensa di aver lasciato un segno nella storia del rock?

«Solo il tempo lo potrà dire, per ora sono ancora attivissimo e ai miei concerti vengono tantissimi appassionati.».

Cos'è stato veramente il progressive rock?

«Semplicemente conoscere le regole musicali e poi distruggerle per ricrearle».

Chi è Rick Wakeman oggi?

«Mi guarderò allo specchio e in futuro ve lo farò sapere!».

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