MUSICAL In scena a Roma con gli attori originali ormai settantenni

MUSICAL In scena a Roma  con gli attori originali ormai settantenni

40 anni fa fu scandalo. Trasformare in musical la storia più seria che esista, quasi sfiorò la blasfemia. Ma quanta acqua sia passata, sotto ai ponti del sacro, oggi è plasticamente reso dall'aspetto fisico di Ted Neely, Yvonne Elliman e Barry Dennen. Ieri un incendiario terzetto di dinamitardi-rock, protagonisti del Jesus Christ Superstar di Norman Jewison, che nel 1973 scardinò le regole del cinema religioso. Oggi tre attempati signori (settanta primavere di media: rispettivamente Gesù, Maddalena e Pilato) che, in prima mondiale al Sistina di Roma, ricompongono in scena il leggendario cast del film, a metà fra nostalgie pacifiste e una «spiritualità rockettara» sorprendentemente attuale. «Inutile negarlo: quando girai il film non capii nulla di ciò che facevo - confessa Neely -; solo in età matura, rivedendolo, compresi il peso del mio personaggio. E la responsabilità che comportava interpretarlo». Così, se i mezzi fisici non sono appannati quelli espressivi si sono approfonditi: «Il musical di Webber e Rice non è religioso - ammette Neely -; racconta di un Gesù uomo; non del figlio di Dio. Tant'è vero che si conclude con la sua morte; non con la sua resurrezione. Eppure, nonostante questo, interpretandolo avverto una forza interiore enorme; credo di trasmetterne la spiritualità che, malgrado tutto, traspare anche dalla sua dimensione tutta terrena». Le polemiche scatenate dal Jesus anni '70, ambientato fra impalcature di tubi nel deserto d' Israele, oggi sembrano poca cosa: «Ci accusarono di essere razzisti per aver affidato il ruolo di Giuda ad un nero - sorride la Elliman -, ma soprattutto disturbò che la mia Maddalena esprimesse un amore per il Cristo non precisamente spirituale. O perlomeno ambiguo».

Ben più grave, l'assenza di Maria: raccontare gli ultimi sette giorni della vita di Cristo senza nemmeno farne vedere la Madre, parve provocatorio. Certo: gli anni passano, le utopie impallidiscono. Privo di un autentico sustrato religioso, il pacifismo hippy del Gesù di Broadway può apparire datato: «Ma io non lo rinnego», dice Neely.

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