Francesco Mattana
Il vecchio leone della commedia all'italiana ruggisce ancora, in barba agli anni che avanzano. Gerlando Buzzanca, per tutti Lando, è uno degli interpreti più talentuosi nella storia del cinema nostrano, benché la critica ne abbia sottovalutato spesso le doti. Il pubblico invece, «giudice di Cassazione», è sempre stato dalla sua parte. Un apprezzamento che non ha conosciuto reali battute d'arresto, dai successi al botteghino risalenti a molti lustri fa sino alla fortunata rentrée televisiva in tempi recenti, con le fiction Mio figlio e Il restauratore.
L'editoria finora non aveva preso in considerazione l'idea di un volume interamente dedicato a lui. La partenopea Guida Editori ha rimediato alla lacuna portando alle stampe Io, Lando Buzzanca, libro intervista dove l'attore conversa a tutto campo con lo psichiatra e psicoterapeuta, nonché critico cinematografico, Ignazio Senatore.
Una chiacchierata che parte dalle origini, dall'infanzia palermitana dove già emergeva il desiderio di stare sopra un palco. Desiderio che il padre Empedocle osteggiò, mostrandosi diffidente allorché il giovane Lando partì alla volta di Roma per coronare i propri sogni.
I primi ricordi capitolini sono legati alla fame, compagna di viaggio non saltuaria. In un secondo tempo, ormai convolato a nozze con la donna della sua vita Lucia, frequentò l'Accademia Sharoff avendo tra i compagni Carmelo Bene, il quale lo stimava al punto tale da dire «il più grande attore è Buzzanca». Ma l'incoraggiamento maggiore gli venne da Vittorio Gassman, che dopo averlo visto recitare un monologo scespiriano sentenziò: «Lei ha una bella figura, una bella voce e lo dice con intelligenza». Da lì, una serie di esperienze via via più esaltanti. A cominciare dall'incontro con Pietro Germi, che gli affidò una parte in Divorzio all'italiana riconfermandolo poi in Sedotta e abbandonata. Sembrava destinato a una carriera nel cinema «che conta», ma il successo ottenuto col personaggio di James Tont, parodia del Bond furoreggiante all'epoca, spinse i produttori a «spremerlo» nel versante della commedia più leggera. Resta comunque che film quali Il prete sposato, Il sindacalista e L'arbitro avessero un valore allora e lo conservino intatto oggi. Certamente lo stereotipo dell'«Homo Eroticus» lo ha imprigionato dentro un cliché, ma il libro è un'occasione per rimarcare che quelle pellicole non erano antifemministe: al contrario, vi si rappresentavano maschi mediocri, sovrastati dal confronto con donne più in gamba di loro. Allo stesso modo, l'uomo Buzzanca ha sempre preso le difese delle partner femminili di scena. Come quella volta che Laura Antonelli sul set de Il merlo maschio non se la sentiva di recitare nuda, e lui fu l'unico a comprenderne il disagio, litigando col direttore della fotografia che insisteva per non perdere tempo.
Nel rispondere alle sollecitazioni dell'intervistatore, l'intervistato utilizza il metro della schiettezza che gli è sempre appartenuto, sottolineando pregi e difetti dei divi di celluloide coi quali ha avuto a che fare. Non sottraendosi alle domande più scomode, come quella relativa al presunto tentativo di suicidio nel 2013, liquidato in queste pagine come un semplice svenimento nella vasca da bagno. Eppure fu lui stesso, in passato, a rivelarlo...
La verità sull'accaduto dunque non si saprà mai, ed è giusto che rimanga nell'intimo della sua coscienza. Di una coscienza ipertrofica, sensibile alle sfumature più recondite dei personaggi a cui ha dato vita. E a cui continuerà a dar vita, in una carriera ben lungi dall'epilogo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.