«Nel mio passato una strega non c'era, così sono diventata Sibilla», dice Barbara Bouchet, che al Fantafestival - in programma al Cinema Trevi fino al 29 giugno - presenta in anteprima il fantasy Darkside Witches di Gerard Diefenthal. Dove lei interpreta una perfida maga pronta a ogni sortilegio.
Ha interrotto la sua carriera di sex-symbol a 39 anni. E adesso?
«Adesso non ho più l'età per fare la bambola sexy. E finalmente mi arrivano copioni molto interessanti».
È come se rinnegasse la maggior parte della sua carriera di icona sexy del cinema italiano Anni Settanta…
«Non rinnego il mio passato, anche perché grazie a Quentin Tarantino ho avuto una seconda vita. È una gioia essere rivalutati mentre si è ancora in vita! E degli Anni Settanta ho un buon ricordo: fioccavano offerte da tutte le parti. Però bisogna andare avanti, altrimenti si resta attaccati a un personaggio e non si riesce a crescere. Come quelle persone che si ostinato a vestirsi e a pettinarsi allo stesso modo, dopo anni e anni. Io, per esempio, non mi vesto più scosciata: per carità!».
La strega Sibilla ha qualche sfaccettatura a lei familiare?
«Mi sono divertita a girare il film di Diefenthal, però i film horror non mi piacciono: ne ho paura. A Los Angeles Quentin ha tanto insistito per mostrami uno spaventoso film giapponese, ma non riuscivo a tenere aperti gli occhi. E neanche le orecchie: mugolii tremendi, sangue...».
Ha girato con i più bei nomi del cinema internazionale, da Otto Preminger a Mauro Bolognini. Con chi le piacerebbe lavorare, al momento?
«Con i più giovani, come Sorrentino o Garrone. Ma anche con Pupi Avati, che ha un tocco magico con le donne, sa reinventarle. E ogni volta che Ozpetek inizia un film, gli mando un sms: “Aspetto che scrivi un ruolo per me”. Più che altro, mi piacerebbe girare un western. Anche se in America ho partecipato a una puntata di The Virginian , una serie tv con pallottole e cowboy. Mi manca un ruolo da tosta».
I suoi partner, al cinema, si chiamavano Marcello Mastroianni, Yul Brinner, John Wayne: mai avuto storie con loro?
«Per carità! Avremmo fatto a botte per il camerino più confortevole, o lo specchio più grande! I matrimoni tra attori durano poco, perché il narcisismo prima o poi li divide. Avevo già qualche problema, a casa, quando i miei figli tornavano dalla scuola, riferendo che i compagni chiedevano: “È vero che tua mamma ha baciato tanti uomini?”. Meglio dividere vita privata e vita professionale».
La celebrità può distruggere, ma lei ha i piedi per terra.
Quale lato della notorietà le piace?«L'affetto della gente. Mi scrivono ancora da tutto il mondo, per chiedermi foto con autografo. E dentro le buste appiccicano cinque dollari, o tre euro per la spedizione. Affettuosi e signori».
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