Istanbul, luogo dell'anima per il turco Ferzan Ozpetek - ma lui si picca, se non si menziona la sua italianità, anzi, romanità -, che vent'anni dopo Hammam.Il bagno turco torna a mettere in bella pagina la città. «Ho scritto il film, insieme a Gianni Romoli e Velia Santella, come fosse un doppio viaggio, emotivo e razionale, interrogandomi sulla natura profonda dei sentimenti che venivano a galla. Una materia narrativa che è il mio ritorno a casa, alla ricerca di un me stesso dimenticato», spiega l'autore. Rosso Istanbul (dal 2 marzo nelle sale), liberamente ispirato all'omonimo bestseller (Mondadori), ha un cast tutto turco. Ne è protagonista l'editor Orhan (Elit), che dopo due decadi di assenza volontaria, torna nella metropoli sul Bosforo: a lui toccherà il compito di aiutare un regista famoso, Deniz Soysal (Nejat Isler), a terminare la stesura del suo libro. Ma la città gronda ricordi e suggestioni, mentre Orhan si lascia coinvolgere dai familiari e dagli amici di Deniz, che sono anche i protagonisti del libro che il regista avrebbe dovuto finire. In particolare Neval (Tuba Buyukustun) e Yusuf (Mehmet Gunsur), la donna e l'uomo cui Deniz deve molto, entreranno nella vita di Orhan.
«Durante le riprese del film, mi sembrava di perdere continuamente questa città, la sentivo quasi sfumare nell'incertezza di un'aria pesante e inquieta», dice Ozpetek alludendo al periodo in cui ha girato il film, tra l'emergenza del terrorismo e la stretta di Erdogan sui diritti civili.
Non a caso, all'inizio del film c'è la data: 13 maggio 2016. Naturalmente, Rosso Istanbul contiene un'ampia parte biografica. La figura della madre, per esempio, oppure la casa sul Bosforo in cui il film è stato girato e dove l'autore ha trascorso le estati, dai 6 ai 12 anni.
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