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Piace Cristicchi tra religione ed eresia

Ci si pongono molte domande sul conto di uno dei pochi messaggeri della parabola di Cristo come è stato per buona parte del diciannovesimo secolo David Lazzaretti. Un'eccentrica figura di laico conquistato dal cristianesimo, un'immagine di credente che ancor oggi è ricordata per la sua militanza cristiana nell'esigere il riscatto degli umili. Costretto a risollevarsi dalla miseria per cantare, non nella sofferenza ma nella gioia, il nome del divino in vista di un'ipotetica eguaglianza sociale. Lazzaretti è divenuto l'alfiere di un ravvedimento che, per la sua attività di predicatore, è stato bollato come eretico dalla Chiesa. Che, travalicando il suo sincero afflato di pace, è stato considerato poco più che un visionario. Il quale esprimeva un giustizialismo che nulla aveva a che fare con l'anelito da lui professato, e che è stato ucciso da un milite nel 1878 durante una manifestazione organizzata da lui stesso. Simone Cristicchi, autore insieme a Manfredi Rutelli di Il secondo figlio di Dio, questo interessante monologo che gira per le piazze italiane, ha subito il fascino di questa figura che riemerge dal buio della storia per comunicarci una salutare inquietudine. Cristicchi è rimasto affascinato dall'ampiezza di vedute, insieme laiche e religiose, di questo personaggio ingiustamente dimenticato.

Fondamentale, nel corso dello spettacolo, la scelta di un grande carro che mano a mano si tramuta in uno, due, cento luoghi dominati da questa multiforme figura. Ottima la prova dell'attore cantante nella regia di Antonio Calenda.

IL SECONDO FIGLIO DI DIO - Lodi, teatro delle Vigne.

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