Pinter alle prese col ricordo del passato

Ritorna il testo più controverso di Harold Pinter, ovvero quei Vecchi tempi oggetto di un contenzioso tra l'autore e Luchino Visconti per via dei presunti arbitrii della regia di quest'ultimo. Oggi questo piccolo capolavoro assume l'andamento di un'elegia del tempo perduto scritta in concomitanza con la sceneggiatura, firmata dallo stesso autore, per il film tratto da Proust previsto e mai girato da Joseph Losey. Vediamo infatti una coppia di mezza età precipitare tra passato e presente quando giunge in scena un'amica della protagonista (interpretata dall'estrosa Anna Paola Vellaccio) la quale evoca gli anni giovanili vissuti con quest'ultima. Ma qui non si tratta d'un testo cechoviano, quanto di un'evocazione che annulla la distanza del tempo. Dal momento che la tecnica prediletta di Pinter ambienta l'azione in un eterno presente storico. Per cui non sapremo mai se l'amica è effettivamente giunta nel salotto dei protagonisti oppure se è stata solamente evocata. Sulla scena, dunque, si svolge una sofisticata partita a tre che promuove il tempo a fattore sconosciuto in un continuo gioco a rimpiattino non solo tra ieri e oggi, ma anche tra il presente vissuto in scena e il futuro che trapela da ogni battuta. In un gioco sofisticato che promuove a unica realtà possibile quella del palcoscenico.

Il regista Pippo Di Marca ce lo presenta giustamente come uno scontro-incontro tra reale e fantastico dove gli altri attori (Francesca Fava e Fabrizio Croci) giocano al massacro facendoci capire che non c'è differenza tra realtà e illusione.VECCHI TEMPI - Pescara, Teatro Florian.

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