È il vignettista più famoso d'Italia e quello che dell'Italia ha raccontato la storia, a partire dagli anni Settanta, in tutte le sue sfumature. Ogni disegno, dai più cattivi a quelli più bonari, è un pezzo delle nostre vicende politiche e sociali condensato in poche gocce di china e ammorbidito dalla satira.
Ovviamente stiamo parlando di Giorgio Forattini che torna oggi con una piccola e gustosa antologia di disegni Abbecedario della politica (Clichy, pagg. 254, euro 19). Il volumone raccoglie, rigorosamente in ordine alfabetico, alcune delle vignette più belle del disegnatore romano dedicate ai politici che hanno fatto la nostra storia recente. Il lettore con gli anni giusti rivedrà alcune delle caricature entrate nella storia della satira italiana: da Nilde Iotti che si sventaglia con l'emiciclo della camera dei deputati (1975) a Beppe Grillo come clown a cinque stelle (2012) passando per Berlinguer crocefisso alla falce e martello del 1985 o «Il topo con gli stivali» dedicato, nel 1992, a Giuliano Amato. E poi tanti altri classici che hanno fatto arrabbiare politici di ogni schieramento. Il Goria invisibile, Craxi in versione ducesca, il Massimo D'Alema nazi-comunista o il Bossi in versione cagnolino ringhioso...
Ma in questa antologia c'è anche qualcosa di più, molto interessante. Ovvero i disegni preparatori che hanno portato alle vignette definitive. È un po' come entrare nell'officina creativa di Forattini, vedere il dietro le quinte. Questi disegni, dove la matita regna sovrana, la china e il colore arrivano solo molto dopo, sono un gorgo di segni sfumati che piano piano diventano più marcati sino a far emergere il personaggio. Sembra quasi di vedere spuntare dei fantasmi che appaiono fra la nebbbia. L'esempio migliore sono forse i bozzetti di Achille Occhetto e Francesco Cossiga che battagliano a colpi di falce e piccone sulla schiena di un Andreotti sornione (1991). Dal confronto tra il lavoro preparatorio e quello definitivo si capisce tutto. Pare non sia nemmeno stato facile raccorgliere questi disegni preparatori, perché Forattini non ama conservarli, è stato chi gli sta attorno a metterli via gelosamente. E ora sono qui a dare un quadro più completo dell'artista.
Un capitoletto a parte meritano poi le tavole dedicate a personaggi stranieri, come Leonid Breznev o i Bush, Junior e Senior.
Non sono forse i disegni più ricordati del vignettista, ma sono quelli che soffrono meno il passare del tempo. Sono meno pungenti magari di quelle in salsa italica ma hanno più poesia, come il Dalai Lama che galleggia in cielo appeso ai cerchi olimpici. In ogni caso dalla A di Agnelli alla Z di Zaccagnini l'ironia è garantita.
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