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Principessa per una notte Kenneth Branagh reinventa Cenerentola: «Era coraggiosa e gentile»

Il regista parla del suo nuovo film (con mega cast) in uscita il 12 marzo: "Ho intrecciato la storia con quella di Re Lear: tutto nasce dalla pazienza"

Principessa per una notte Kenneth Branagh reinventa Cenerentola: «Era coraggiosa e gentile»

«Ella vedeva le cose non per come sono, ma per come potevano essere». È racchiusa in questa frase, che apre e chiude il film, il senso e la forza della Cenerentola di Kenneth Branagh, nelle sale dal 12 marzo. Rinunciando in partenza a stravolgere la pellicola di animazione Disney del 1950, la chiave per far sì che il classico dei classici potesse parlare al mondo di oggi era dotare i personaggi di un universo interiore, renderli umani, farne vedere la crescita.

La magia c'è, e strappa sorrisi e risate, ma non è quella che cambia davvero le cose. La rivoluzione la fanno gentilezza e coraggio. «Un messaggio semplice e potente» spiega l'attore e regista, ieri a Milano insieme al cast per l'anteprima italiana del film. «Siamo portati a pensare che nel nostro mondo non ci sia più spazio per la gentilezza, ma è un esercizio che va fatto tutti i giorni. Io faccio meditazione da 15 anni ed è sempre difficile come la prima volta», aggiunge Branagh, che in passato ha diretto capolavori shakespeariani come Hamlet , As you like it , ma anche Thor ed è stato candidato all'Oscar in quattro diverse categorie.

Branagh ha battuto così tanto su questo punto da spingere Lily James (Ella - Cenerentola) a prendere lezioni di joga, leggere di Gandhi e della non violenza. E proprio a partire dalla sopportazione che il regista intreccia la sua Cenerentola a Re Lear . «Anche lì tutto gira intorno all'essere pazienti e a cercare di resistere. A un certo punto ci si chiede perché Ella non vada via di casa, perché non abbandoni matrigna e sorellastre. Rimane perché lo ha promesso ai suoi genitori e perché in loro nome ha senso sopportare».

È da qui che nasce il personaggio di Ella. «La mia famiglia significa tutto per me - aggiunge Lily James - per questo mi è piaciuto tantissimo che al film sia stata aggiunta la crescita del personaggio e il rapporto con i genitori. È grazie a loro che diventa quello che è». Un personaggio arioso, divertente, sfaccettato e sexy. «Mi sono ispirata ad Amelie , a Giselle di Come d'incanto e ho guardato a ripetizione tutti i film Disney«.

Ma forse la vera sorpresa sta nella caratterizzazione degli altri personaggi, ai quali dopo oltre 50 anni è stato costruito un carattere. A partire dal principe. «Kenneth mi ha dato da leggere Il principe di Machiavelli e Le meditazioni di Marco Aurelio, ma abbiamo analizzato piccoli regni come il Principato di Monaco - spiega Richard Madden, indimenticabile Rob di Game of Thrones - Kit è diventato anche figlio, amico, guerriero, futuro regnante». L'obiettivo era renderlo all'altezza di Ella - continua non senza stupire il regista che gli è a fianco - e riguardo alla signorilità mi sono ispirato a Ken, che è un vero gentiluomo».

Capitolo a parte per la matrigna - una superba Cate Blanchett che nello sguardo conserva tutto il ghiaccio di Dama Galadriel del Signore degli Anelli - e la fata madrina, una inedita Helena Bonham Carter bionda e splendidamente svampita alla Marilyn. Dovrebbero rappresentare il male e il bene per eccellenza. Presto si impara che sono categorie da abbattere. Perché Lady Tremaine, alias la matrigna, non è che una donna incattivita dal dolore, alla quale il cuore è andato in pezzi due volte. È rimasta sola con le figlie e fa di tutto per renderle felici e al sicuro.

Il processo di umanizzazione coinvolge anche chi umana non è. E allora ecco una Bonham Carter un po' stressata, sbadata e quindi buffa. Una madrina «in training», per la quale carrozza, cavalli, valletti, e vestito sono un esperimento. «Io con le scarpe ci so fare», borbotta soddisfatta dopo aver creato la scarpetta di cristallo, realizzata dalla costumista nove volte candidata all'Oscar Sandy Powell e dalla Swarovski. E chi non l'ha mai pensato guardandosi allo specchio prima di uscire.

In realtà Lily James non la indossa mai perché il cristallo non permette il movimento: lo splendore ai suoi piedi è una scarpa in 3d e le otto copie in Svarovski sono utilizzate come oggetti di scena.

Quello che forse più

rimane del film è che alla fine della storia ci sono davvero solo Ella e Kit. Passa in secondo piano anche il lieto fine, quello lo conosciamo già. Ciò che conta è come ci si arriva, ed è un cammino che vale la pena vedere.

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