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Signorini: "Questo Grande Fratello per me è stato come scalare l'Everest"

Il conduttore del Gf Vip Alfonso Signorini: "Abbiamo evitato giochini". Il reality show vinto da Paola Di Benedetto

Signorini: "Questo Grande Fratello per me è stato come scalare l'Everest"

Per lui portare a termine il Gieffe Vip è stato “come scalare l’Everest”. Ha dovuto continuare a discettare di amori, litigi, sentimenti, mentre il Paese era invaso dalla pandemia e si trasformava con la clausura in un Grande Fratello nazionale. Per dire: durante la finale dell’altra sera, mentre sugli altri canali si dibatteva del virus, si è trovato con il deretano
inquadrato nell’intento di raccogliere le perline del suo braccialetto porta fortuna caduto sul palco. Insomma, per Alfonso Signorini la prima volta alla guida del reality di Canale 5 si è trasformata in una delle cose più difficili della vita.

La vittoria è andata alla modella Paola Di Benedetto: la proclamazione in un’atmosfera surreale, senza pubblico, senza abbracci, con i soli finalisti circondati da luci fuori dalla Casa, e il conduttore collegato da Milano.

Signorini, una situazione inimmaginabile…
“Mai mi sarei aspettato nulla del genere. Quando il premier Conte ha parlato in tv annunciando di chiudere l’Italia e dopo pochi minuti dovevo andare in onda, sono rimasto spiazzato, perplesso: preoccupato per me, la mia professionalità, la credibilità dell’azienda. A quel punto ho tirato fuori la mia anima da montanaro: stringere i pugni, abbassare la testa, camminare senza pensare alla cima”.

Non era meglio chiudere il programma?
“Ci ho pensato, ne ho parlato con Pier Silvio Berlusconi. E’ dura trasmettere uno show “cazzaro” mentre la gente muore. Poi abbiamo convenuto che era giusto offrire un’alternativa al pubblico. La gente, io compreso, si sente oppressa e, dopo aver ascoltato tante notizie negative, magari ha voglia di pensare anche ad altro. Infatti i risultati (la
finale è stata vista da 4.544.000 telespettatori, share 23.17%) ci hanno confortato”

Però ha dovuto cambiare registro…
“Abbiamo dovuto scarnificare lo show, ridurlo all’osso, evitare le sorprese, gli ospiti e le celebrazioni faraoniche consuete nelle ultime puntate. Senza pubblico, senza essere io presente in studio a Roma, ho fatto leva sui sentimenti, sulle storie delle persone. E, a conti fatti, ne è venuto fuori un Grande Fratello più vicino a me, al mio modo di essere”.

Si potevano moderare i toni fin dall’inizio, come aveva promesso: evitare liti furibonde come quella tra la Elia e la Marini o altri episodi incresciosi…
“Non ho mai promesso di evitare le liti, semmai di non fomentarle: sono naturali in un programma che costringe alla convivenza. Le persone che non litigano sono false, si mettono una maschera. Abbiamo evitato giochini stupidi e stigmatizzato i comportamenti sbagliati, non facendo prediche ma cercando di capire le ragioni. Come è stato con Antonella (Elia), che alla fine si è raccontata, ha tirato fuori le ragioni della sua sofferenza”.

Ma, alla fine, lei ci è o ci fa?
“Non l’ho ancora capito. Certo io non passerei mai una quarantena in casa con lei…”

A propositi di clausura, lei come la vive?
“Non sono una persona mondana, non vado a cene o a feste. Sto bene con me stesso. Vivo da solo (a San Felice a Milano) con il mio gatto Teo. Per cui non è stato difficile: cucino, lavo i pavimenti, ho imparato addirittura a stirare, alla sera mi faccio le zuppe o il pollo al limone. E, ovviamente, ascolto tanta musica: ora sto studiando una serenata di
Schubert. Il mio compleanno, l’altro giorno (il 7 aprile) l’ho festeggiato in videochat con il mio compagno Paolo. Siamo insieme da 18 anni, viviamo in case separate, per cui per noi continua tutto come prima”.

Mai un momento di sconforto?
“Qualche volta. Una notte ho avuto un incubo, il primo della mia vita: stavo conducendo il Grande Fratello, a un certo punto ho chiesto dell’acqua, ma sono arrivati degli infermieri che volevano portarmi via, io ripetevo loro che non ero ammalato…”

Perché ha vinto Paola Di Benedetto, una figura poco carismatica?
“Perché è bella, educata, non volgare, con una sua autonomia di pensiero. A dispetto di tutte le previsioni, si è dimostrato ancora una volta che i gusti del grande pubblico non coincidono con quelli dei pochi
leoni da tastiera dei social”.

Ora può dire chi erano i suoi concorrenti preferiti…
“Erano tre: Adriana Volpe, perché si è raccontata in maniera diversa da come la si conosceva in televisione; Mummy (l’egittologo Aristide Malnati) perché ci conosciamo dal Ginnasio ed è una persona veramente speciale e Andrea Denver perché oltre a essere un “bono spaziale” mi sono affezionato a lui.. E poi, ve bè, Barbara Alberti è stata
superlativa… molti dei concorrenti mi hanno scritto che per loro è stata un’esperienza bellissima dal punto di vista umano”.

L’hanno inquadrata in diretta mentre raccoglieva le perle del suo braccialetto, un momento imbarazzante: perché ci tiene così tanto?
“Non mi avevano avvertito che eravamo tornati in diretta, me l’hanno fatto apposta… Per fortuna non ho mandato a quel paese Pupo (che è stato un’ottima spalla) che mi stava prendendo in giro. Il braccialetto tibetano è il mio portafortuna, l’ho preso in una bancarella di Trastevere. La signora che me l’ha dato ha indovinato la data del mio compleanno. Non sono riuscito a recuperare tre delle perline, ho fatto ribaltare lo studio per trovarmele, me ne mancano due, sono disperato…”

Che voto si dà come conduttore del Gieffe? Tornerà a farlo?
“Ho dovuto imparare un nuovo mestiere, chi mi ha criticato all’inizio aveva ragione. Ma, tutto sommato, mi sono piaciuto perché io mi piaccio. Per il futuro, prima si dovrà vedere cosa succederà in televisione, cosa si riuscirà a produrre dopo questo tremendo periodo, chissà se si potranno rifare grandi produzioni come il Gieffe o l’Isola dei
famosi. Quando si saprà, ci pensero’…”

Intanto si dedicherà ancora alla regia di opere liriche?
“Veramente stavo realizzando un Nabucco con la direzione di Daniel Oren per il teatro di Salerno in cartellone a maggio. Ovviamente tutto rinviato, o saltato, come per tutto il resto dell’industria culturale.

Un
disastro”.

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