Grecia, Grecia e ancora Grecia, mentre l’Acropoli si sbriciola sotto i colpi di maglio degli speculatori. Occhi puntati, allora, mentre il cinema mondiale va in crisi come tutto il resto, su un grande greco di Smirne la cui vita rappresenta, da sola, un appassionante affresco storico. Dove vittime e carnefici, armatori e presidenti, stati e nazioni svelano con implacabile acutezza ogni abiezione della natura umana. È Aristotele Onassis, il re del mare, che Hollywood pone al centro di un biopic in lavorazione da ottobre, con un budget di 30 milioni di dollari. Il titolo, Némesis, già fa capire dove andrà a parare il regista, il brasiliano Fernando Meirelles (noto per City of God), che su Tweet ha cinguettato: «Che ne dite di Michael Fassbender per Bobby Kennedy?». Un gran bene, ovviamente: Fassbender è belloccio, è irlandese e ci sa fare, quindi sarebbe perfetto per portare sullo schermo il minore dei fratelli Kennedy, freddato in piena campagna elettorale il 5 giugno 1968, a Los Angeles. A farlo ammazzare - girano pure queste voci - pare ci abbia pensato, a suo tempo, Ari in persona. Geloso di Jackie Kennedy, sposata a cadavere del marito John ancora caldo, con somma irritazione di Bob; furioso perché questi gli aveva rotto le uova (del petrolio) nel paniere arabo, il tycoon morto a Neuilly-sur-Seine nel 1975 sarebbe il mandante di quell’assassinio.
Ecco spiegato il titolo del progetto, prodotto da Pathé: è la vendetta, la némesi, il cuore pulsante del film, basato sul libro dell’autore inglese Peter Adams «Nemesis: The True Story of Aristotele Onassis, Jackie Onassis and Bobby Kennedy and the Love Triangle that brought down the Kennedys». Un triangolo amoroso, quello tra Ari, Jackie e Bob, che non solo fece cadere il clan kennedyano, ma spinse anche l’altalena degli affari tra Stati Uniti e Grecia. Qualcosa di attuale bolle in pentola, perché se la Grecia si ritrova a terra, le speculazioni Usa all’ombra della Cariatidi sembrano cosa antica, dunque sempre nuova. E chi impersonerà il magnate, che amò la Callas tra baci, schiaffi e diamanti, come si addice al temperamento sanguigno dei notevoli? «O Al Pacino, o Xavier Bardém», ricinguetta Meirelles, che ama le complicazioni amorose: in autunno vedremo il suo «360» (con Jude Law, Rachel Weisz, Anthony Hopkins) ispirato al Girotondo di Arthur Schnitzler, con più stretta marcatura sui valzer delle relazioni sessuali.
Naturalmente non è la prima volta che Onassis, il cui unico figlio maschio, Alexander, morì per le ferite riportate in un incidente aereo, rivive sullo schermo. E, anche qui, Némesi pura: fu Alexander a impartire a John Kennedy jr. le prime lezioni di volo e questi ebbe un incidente aereo mortale per sé, per la moglie e per la cognata. Una moderna tragedia greca si profila e stavolta non si vedrà un ritratto bombastico di Aristoteles Sokrates Homer come ne Il magnate greco (1978) di J.Lee Thompson, col rude Anthony Quinn a imitazione dell’armatore, spessi occhialoni neri inclusi. Né si ripercorreranno le tappe della sua vita avventurosa: dal massacro turco all’infanzia povera; dalle navi vendute agli Alleati a prezzo di frode al contratto pre-matrimoniale con Jackie 'O, longum est narrare. E infatti fu pretenzioso Onassis (1988) di Waris Hussein, con Raul Julia e Jane Seymour. E magari i telespettatori ricordano la fiction Mediaset Callas e Onassis (2005) di Giorgio Capitani, in salsa «rosa». Stavolta Onassis figurerà come personaggio complesso e complottardo: del resto, questo collezionista di donne celebri, che usava aforismi come «Un miliardario non è che un pover’uomo con tanti soldi», era sfaccettato come ogni self made man.
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