La rivincita di Rocky Stallone prenota la sua prima statuetta

Sly ottiene la nomination come miglior attore non protagonista per «Creed». Dopo 40 anni «sul ring» può essere la vera consacrazione

Cinzia Romani«Pensavo di non doverlo fare più. Credevo non avesse più valore, specialmente per le giovani generazioni», aveva detto Sylvester Stallone, 69 anni, riferendosi al personaggio di Rocky, la sua creatura di 40 anni fa. Quando, nel 1977, il film sull'iconico pugile che non si arrende mai, l'italo-americano fragile e forte, che sul ring grida «Adrianaaaa» dopo aver vinto, la faccia pesta di sangue, vince tre Oscar e rastrella una decina di nominations. Stallone, ai tempi sconosciuto, se l'era scritto e se l'era interpretato, il suo Rocky Balboa, in un periodo in cui perlopiù si portavano film impegnati, a sfondo politico: Sly però si era dovuto accontentare della nomination a miglior attore protagonista, la statuetta gli era sfuggita. E adesso, mentre esce Creed. Nato per combattere, il numero 7 della serie longeva, diretto dal ventinovenne Ryan Coogler, adolescente ai tempi di Rocky IV, arriva una bella consacrazione per Rambo, la nomination agli Oscar come miglior attore non protagonista.Intanto, il nuovo film targato Mgm e prodotto da Irvin Winkler e Robert Chartoff, il magnifico duo del Rocky originale, ha già incassato oltre 100 milioni di dollari al box-office Usa. Dopo il riconoscimento ai Golden Globes, la statuetta sembra già «prenotata» per l'attore che, tra gli Ottanta e i Novanta, sfamava Hollywood insieme a Bruce Willis e Arnold Schwarzenegger con film fracassoni genere Rambo, Demolition Man o Cliffhanger. Una tipologia di «macho» che torna alla ribalta, in salsa padre nobile e dispensatore di consigli, mentre imperversano uomini sensibili come Ryan Gosling, James Franco e Michael Fassbender, belli ma problematici.Ogni stagione ha i suoi meloni, però, e in Creed la star dai bicipiti ancora gonfi torna sul ring come mentore e figura paterna del protagonista Adonis Creed, cioè Michael B. Jordan, già diretto da Coogler in Fruitvale Station. Il ragazzo è figlio dell'ex-campione dei pesi leggeri Apollo Creed, rivale storico e poi amico di Balboa e calza i guantoni contro i voleri della madre adottiva. Una volta a Philadelphia, Adonis verrà allenato da Rocky in una sala scalcinata, che era un negozio vuoto. «È stato difficile tornare indietro: stavolta, mi manca la fisicità. Pensare che, battuto l'ultimo ciak dell'ultimo Rocky, nel 2006, me ne sono andato a dormire felice: non avevo più nulla da dire su Rocky il combattente» commenta Stallone, che non avrà i bolidi del Vin Diesel di Fast and Furious, però usa ancora i suoi vecchi muscoli consolidati. E, soprattutto, rimanda alla filosofia dell'Uomo Qualunque, nonostante Stallone, nella vita vera, sia uno che, parlando a voce bassa, cita spesso Shakespeare e Omero, come un vecchio maestro di scuola. Così, quando gli si è presentato Coogler, suo fan sfegatato e una specie di doppio di Sly, quanto a resilienza (ha combattuto un cancro) e a capacità di scrittura, l'attore ha detto sì al progetto di Creed. E intanto, è in viaggio un sequel.Sebbene non sia più in prima linea, Stallone ringiovanisce il suo mito con questo film costato 35 milioni di dollari. Eppure, una lieve nota d'amarezza si coglie quando Sly, che vive a Los Angeles con la moglie Jennifer Flavin, confessa: «Ora che ho avuto la nomination, tutto è cambiato: adesso i miei figli mi ascoltano per cinque minuti. Oh, hai avuto una nomination per qualcosa, hanno detto, meriti rispetto». A luglio 2012, Stallone ha visto morire d'infarto il figlio Sage, 36 anni, poco dopo aver incontrato Coogler. Sly era devastato: Sage aveva fatto la parte di suo figlio in Rocky V e il padre pensava di coinvolgerlo in Creed.

Dove, comunque, è presente: in una scena, Adonis mostra una foto del figlio di Rocky e l'immagine Sage in calzoncini da pugile, che incrocia i guantoni col famoso papà proviene dall'album di famiglia. Dolore, onore e un altro smoking per la serata degli Oscar.

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