Torna Alice nel paese delle meraviglie (in scena al Teatro Menotti di Milano fino al 23 marzo) ed è sorpresa graditissima per l'intelligenza che anima questa produzione firmata da un regista di gusti preziosi come Matteo Tarasco. Anche perché la bizzarra creatura uscita dal cervello di Lewis Carroll nel frattempo ha fatto molta strada. Tanto che invece di passeggiare nel territorio infido e multiforme dei sogni è ora ospite di una stanza a circuito chiuso di tipo manicomiale. Ma Alice non ha perso nulla del suo carattere esistenziale di cacciatrice di farfalle da un lato e dall'altro di invitata sui generis al thè del Cappellaio Matto. In una corsia degli incurabili divenuta bianca arena dell'immaginario, la terribile bambina che credevamo di conoscere a fondo continua a produrre segnali inquietanti ma del tutto conformi a chi continua a vedere il mondo come una favola di cui possiedono la chiave gli unici fantasmi che continuano a visitarla. In una scena che, allegramente capovolta com'è, non fa pensare a dottori in bianchissimo camice occupati a controllare ciò che si agita nel cranio dei pazienti ma semmai a una tribù di clown provenienti dall'Est Europa a registrare ciò che si agitava nell'Inghilterra vittoriana.
Con il pubblico che, come se assistesse al più folle helzapoppin' che si possa immaginare, è idealmente chiamato a varcare lo spartiacque della quarta parete e ad accettare la compagnia degli unicorni bardati da una costumista d'arte che si chiama Chiara Aversano, lo show si organizza alle spalle della protagonista Romina Mondello. Dotata di un'eccellente vis comica tenuta accuratamente in punta di forchetta che, senza colpo ferire, si sbarazza di archetipi e filosofie.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.