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«La scrittura? Libertà, ritmo, melodia»

L'autore di «Assolutamente musica» ha vinto il Lattes Grinzane

Stefania Vitulli

da Alba (Cuneo)

Illuminare il nostro buio interiore, profondo come quelle caverne in cui i primitivi fecero nascere le storie. Farlo con un romanzo, scritto in modo «veramente spontaneo, come una falda acquifera che diventa sorgente... Perché una storia senza spontaneità manca di persuasione e non riecheggia nel cuore». Non far mai mancare tre fattori fondamentali, senza i quali anche la storia migliore rimane, sulla pagina, provvisoria, inefficace: «La libera improvvisazione, l'importanza del ritmo, e nella misura del possibile una bella melodia che animi la scrittura». Tre fattori rubati a dieci anni di frequentazione della musica, «ottimo allenamento a diventare un romanziere». E poi lasciar decantare le immagini che si sono formate e gli incipit, finché saranno questi a chiamarti dal cassetto per essere sviluppati: «un breve frammento scritto d'impulso subisce una serie di reazioni chimiche e si espande un grado alla volta. Tengo d'occhio lo sviluppo di tali reazioni e, costeggiandole, costruisco la storia in modo naturale».

È stata, ieri sera, al Teatro Sociale di Alba, l'illustrazione della sua arte di scrivere un romanzo, il fuoco della lectio magistralis di Haruki Murakami, dal titolo «Un piccolo falò nella caverna». L'occasione è il premio Lattes Grinzane-La Quercia, di cui è il vincitore per il 2019 per essere «autore di culto a livello mondiale» con «un mondo narrativo originalissimo», mentre oggi pomeriggio verrà decretato il vincitore della sezione Il Germoglio, che vede in cinquina Roberto Alajmo, Jean Echenoz, Yewande Omotoso, Alessandro Perissinotto e Christoph Ransmayr. Non era per nulla scontato che fosse sufficiente attribuirgli un premio perché Murakami, privo anche quest'anno del Nobel per il quale è da tempo tra i favoriti, si palesasse in Italia, Paese in cui ha scritto - a Roma, dove alla fine degli anni '80 visse con la moglie - Norwegian Wood e Dance Dance Dance.

L'autore di Nel segno della pecora e 1Q84 (tutti i suoi libri, compreso l'ultimo, in uscita in questi giorni, Assolutamente musica, sono editi in Italia da Einaudi) è alieno agli incontri pubblici e con la stampa, che centellina. Per questo l'incontro di Alba, organizzato con cura maniacale, regole ferree di comportamento per le due platee a specchio (sala storica e sala nuova del teatro) e senza firma copie, è stato un'occasione forse unica per godersi, in forma elastica come solo la corsa che pratica può garantire, il discorso sulla scrittura del settantenne giapponese autore di longseller da milioni di copie, tradotto in 50 lingue e a sua volta traduttore di Carver, Capote, Salinger.

Ha esordito con un saluto in italiano e poi è partito con la nascita della sua vocazione, in un momento in cui gestiva un jazz café e la sua vita pareva avere già preso un altro corso. E invece: «In primavera, chissà perché, io fui colto dal desiderio di scrivere un romanzo». Aveva ventinove anni: per i successivi quaranta non si è più fermato.

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