Se l'industria conciaria fa moda

Pubblicato il rapporto di sostenibilità di un settore in crescita

Luca Anastasio

Un'industria può accettare la necessità di fare cultura della sostenibilità. Ma, a un livello superiore, un settore produttivo può esprimere questa cultura per definizione, come carattere genetico ed ereditario. È il caso della conceria italiana, per la quale questa cultura (con gli investimenti e la progettualità che ne derivano) è un dato di fatto. Ennesima dimostrazione: la pubblicazione del 15° Rapporto di Sostenibilità, firmato da UNIC (Unione Nazionale Industria Conciaria), che si è trasformato in un racconto, scandito da sette parole chiave. «I racconti della pelle italiana» (questo il titolo del Rapporto), fanno chiarezza sul perché il prodotto della conceria italiana genera Emozione e guida le scelte dell'industria della moda e del lusso, dell'industria dell'accessorio, del design, degli interni auto, garantendo altissima qualità e contenuto stilistico. La pelle italiana crea Valore, è Naturale, Pulita, Sicura, Etica e Innovativa e, si legge nel Rapporto, «ha trasformato la propria sostenibilità in un vantaggio competitivo, dimostrando grande maturità, stimolante capacità di giocare d'anticipo, rispetto a quanto il mercato richiede». Un'eccellenza sostenibile «tradotta, anche nel 2016, in investimenti significativi, superiori al 2015, in diretta continuità con la tendenza degli anni precedenti».

Nei numeri, tutto ciò significa investimenti annui superiori a una quota del 4% sul fatturato di settore (5 miliardi di euro), per oltre l'85% rappresentata da costi operativi ambientali. Il Rapporto UNIC si può leggere online ed è indirizzato a un target di lettori molto trasversale.

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