A sentir le cronache, è stato un successone: la prima di Jesus Christ Superstar al Sistina di Roma, 20 anni dopo la prima versione italiana e 40 dopo il film omonimo, si è conclusa con una standing ovation. La trama ormai la conoscono tutti: gli ultimi sette giorni di Gesù, più uomo che dio, più vicino a Giuda (anch'egli assogettato a un disegno divino) di quanto il Vangelo abbia immaginato. Dopotutto questo è un musical, anzi il musical che fa da trait d'union tra la cultura rock e quella melodrammatica. Musica e pathos: una formula che non smette di avere un successo ben più clamoroso e diffuso di quanto si percepisca sui media. A Roma, al Sistina dove rimarrà in scena almeno fino a fine maggio, sul palco c'è il Gesù originale, l'ormai ultrasettantenne Ted Neeley, che canta ancora come ai vecchi tempi e conserva lo stesso carisma.
Però la novità - e non è un dettaglio di secondo piano - è che nel cast ci sono anche i Negrita (con l'orchestra), che il loro cantante Pau è anche uno strampalato Ponzio Pilato con tanto di anfibi e occhialoni da sole, e Simona Molinari arriva nel ruolo di Maria Maddalena mentre Shel Shapiro, il leggendario leader dei Rokes che sarebbe diventato leggenda anche senza di loro, recita nella parte di Caifa. Insomma un cast che ha davvero a che fare con la musica vissuta sul palco e non soltanto con i virtuosismi recitativi o interpretativi.
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