Il film del weekend

"Si muore tutti democristiani", satira sui dilemmi dei comunisti moderni

Una commedia divertente che coglie l'imborghesimento della sinistra italiana, mostrando con ironia impietosa come chi nasce contestatore spesso si avvii a morire contestato

"Si muore tutti democristiani", satira sui dilemmi dei comunisti moderni

"Si muore tutti democristiani" è un'opera prima che intrattiene in maniera intelligente, ritraendo con spassoso disincanto l'attuale situazione di chi da giovanissimo sposava certi ideali e poi, una volta entrato nel mondo reale, li ha traditi. In particolare, visto l'orientamento politico professato dai protagonisti del film, viene dipinta la perdita d’identità della sinistra italiana.

Attraverso le vicende di tre amici alla soglia dei quarant'anni (interpretati da Marco Ripoldi, Massimiliano Loizzi e Walter Leonardi), si racconta il progressivo mutamento dei tanti che da comunisti "duri e puri" si sono poi ritrovati sedotti dai vantaggi del capitalismo.
C'è quello che ha sposato la pargola di un ricco mobiliere, quello che ancora dibatte sulla liceità morale di ogni cosa e quello che continua a vivere come fosse uno studente fuori sede. Si conoscono da sempre e condividono gli stessi sogni e ideali, oltre che una piccola casa di produzione grazie alla quale tentano di guadagnare qualcosa, arrangiandosi tra filmati per matrimoni e spot. Bramano, in verità, di tornare a girare documentari a sfondo sociale e la grande occasione si presenta con la proposta, assai remunerativa, di una Onlus. Poco prima della firma del contratto, però, si scopre che il committente è coinvolto in illeciti giudiziari. I tre dovranno decidere se è «meglio fare cose pulite con soldi sporchi, o cose sporche con soldi puliti».
Firma regia, soggetto e sceneggiatura il "Terzo segreto di satira", un collettivo di videomaker da 12 milioni di visualizzazioni su YouTube, che compie il piccolo miracolo di sbarcare al cinema con un film degno di questo nome, anziché con i collage di sketch portati recentemente nelle sale da altre celebrità della rete. Il merito va in buona parte alla lungimirante scelta di non fare tutto da soli: la sceneggiatura, infatti, ha la supervisione di un veterano di livello come Ugo Chiti.
E' molto attenta la descrizione del travaglio interiore dei protagonisti, individui arresi all'evidenza che non si campi protestando e consci che, per arrivare alla fine del mese, in una società come quella odierna, sia sempre più necessario venire a patti con la propria coscienza.
Scoprire che lottare contro il sistema significa andare contro i propri interessi getta "i nostri eroi" in balia di dilemmi esistenziali, paure e frustrazioni. Lo spaesamento di trovarsi parte di ciò che si combatteva è colto con cinismo gentile. Si fa critica sociale e si parla del presente precario di una generazione ma la leggerezza non viene mai meno.
In mezzo a cammei di giornalisti come Peter Gomez, Lilli Gruber e Andrea Scanzi, si rivede Paolo Rossi e si apprezzano le performance da comprimari di Francesco Mandelli e Valentina Lodovini.
"Si muore tutti democristiani" è davvero godibile nel mettere in scena la dicotomia tra purezza etica e sopravvivenza. La comicità è schietta ma mai volgare e con contenuti che seminano riflessione.

Nel film non c'è solo satira sul decadimento dei valori della sinistra ma anche una divertente quanto amara disamina su qualcosa di molto più trasversale e apartitico: il divario tra chi ognuno pensava di essere ed è poi diventato.

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