«Si nota all'imbrunire» l'ottimo Silvio Orlando

Un uomo rintanato da tempo in una casa di campagna, solo, con sintomi di depressione. La famiglia è preoccupata. L'uomo è afflitto dal tramonto della mezza età, scetticismo esistenziale, attacchi di nostalgia romantica, amore-odio verso il genere umano e il luogocomunismo. Vi ricorda nulla? Foste seduti al Piccolo Teatro Grassi, di certo alla mente un barlume del Grigio di Gaber baluginerebbe. In Si nota all'imbrunire, però, commedia concentrata in un fine settimana scritto e diretto dall'eterna promessa della drammaturgia italiana Lucia Calamaro, del Grigio rimane una traccia e del signor G la maestria con cui Silvio Orlando - che resta «Silvio» Orlando nella piéce, di nome e di fatto - affronta la scena, naturalissimo in veste da camera, come fosse a casa sua. Tutto il resto è femmina, per impostazione, nevrosi, entropia. Tutto «privo di un destino tragico», che poi forse è la cifra della Calamaro. La parentela, venuta a festeggiare Silvio e a commemorare la morte della moglie, accende dialoghi godibilissimi, ma pantofolai. Intorno alle due donne, figlie di Silvio-personaggio, ruotano conflittini - mai davvero drammatici, sempre da sdrammatizzare - dall'ipocondria intestinale alla fobia del mucchio (di panni) alla crisi creativa.

Intorno ai due uomini, il figlio maschio e il cognato (l'ottimo Roberto Nobile, valoroso deuteragonista), un'irritata disillusione déjà-vu, da Moretti in su o in giù. Nel complesso, si sta a proprio agio seduti per oltre due ore, ci si identifica, si sorride. Non a tutti può bastare, ma è già molto.

SI NOTA ALL'IMBRUNIRE, Milano, Teatro Grassi, fino al 31 marzo.

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