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"Le storie migliori di oggi? Sono in tv, e al femminile"

La cantante-attrice torna con la serie poliziesca "Shades of Blue": "Racconto le sfumature della vita"

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da Los Angeles

Jennifer Lopez è come Re Mida. Che siano film, dischi o serie televisive, quello che tocca si trasforma in oro. Succede anche per Shades of Blue, la serie televisiva americana di culto che va in onda dal gennaio 2016, un police procedural dove è protagonista e produttrice (e la cui terza stagione è stata annunciata in largo anticipo proprio in conseguenza della sua popolarità fra il pubblico). In Italia, il 5 luglio in prima serata, su Canale 5, arriva la seconda stagione.

La storia, tratta dal romanzo di Michael Rudolph Shades of Blue: 30 Years of (Un)ethical Policing, vede nel cast anche Ray Liotta e Drea De Matteo e racconta della detective Harlee Santos ingaggiata dalla divisione anticorruzione dell'FBI per scoprire chi, all'interno del New York Police Department, è corrotto.

Jennifer Lopez, a cosa è dovuto il successo di Shades of Blue? «Soprattutto al suo approccio diverso rispetto agli altri polizieschi. Non c'è il poliziotto solo buono, alla caccia del cattivo, ma una donna piena di debolezze, una donna, che anche a causa del suo essere madre e single, è costretta a sottostare alle richieste dell'FBI e in qualche modo a tradire i colleghi».

Non è tutto bianco o tutto nero, insomma per la «sua» Harlee Santos...

«No, infatti. Ci sono milioni di ombre nel mondo, c'è il bianco e nero e in mezzo ci sono tantissime gradazioni di grigio, o per dirla come il titolo, di blu. È così che funziona nella vita ed è per questo che il pubblico ama questa serie e il mio personaggio. Perché è reale nel suo muoversi fra le zone d'ombra».

È stato faticoso essere attrice e produttrice insieme?

«È stato divertente. È la prima volta che in tv vesto il doppio ruolo. In passato ho prodotto cose ma ho mantenuto sempre un ruolo più distaccato. Per Shades of Blue mi occupo di tutto, dal copione, al cast, ai costumi. Corro dal mattino alla sera».

È un ritorno alle origini per Lei, che ha iniziato con la tv?

«Sì, prima della musica e del cinema, è stata la televisione il mio trampolino di lancio, con serie come In Living Color, South Central e Second Chances. Non pensavo ci sarei tornata. Il cinema e la carriera musicale erano il mio punto d'arrivo quando debuttai. Pensavo che, una volta raggiunto il mio obiettivo, sarei rimasta in quel mondo, ma quando questo progetto è arrivato alla mia scrivania, era così forte, così interessante che non ho potuto fare a meno di avere un ruolo anche davanti alla cinepresa. Senza contare che in questo momento le storie migliori sono raccontate in televisione».

Soprattutto per le donne.

«Incredibile, vero? Se vuoi una buona storia al femminile, la devi cercare fra le serie tv. E questa di Shades of Blue è un'ottima storia, che vede protagonista una madre che farebbe di tutto per proteggere la sua bambina e che è costretta a fare scelte non del tutto limpide sul lavoro, anche tradire i colleghi. C'è una frase che dice Harlee e che faccio mia: Certe volte per proteggere chi ami devi far male agli altri. È così che purtroppo succede nella vita di tutti i giorni».

Anche Lei è madre e single (Jennifer Lopez ha avuto due gemelli dal matrimonio, ormai finito con il cantante latino Mark Anthony, ndr)...

«È vero ma io, lo riconosco, sono in una posizione privilegiata. Ci sono invece donne che non possono permettersi di perdere il lavoro, che devono combattere tutti i giorni per dare ai figli il necessario».

È dura crescere due gemelli?

«È intenso, ma non conosco altri modi di essere mamma, quindi per me è normale ed è comunque bellissimo».

Jennifer Lopez è una super mamma o ha anche lei momenti in cui vorrebbe star sola, nel silenzio?

«Ci sono quei momenti, ma anche quando sei così stanca che li vorresti praticamente uccidere, sei comunque pazza d'amore per loro. Quello per un bambino è l'amore più grande, direi estremo».

Shades of Blue è girato nel Bronx, nella New York dove Lei è nata e cresciuta.

«Jenny from the block... Sa qual è la cosa più difficile? Non poter interagire con i fan mentre giriamo nelle strade di New York. Semplicemente non posso farlo perché sono troppi, se alzo lo sguardo verso di loro, se accenno a firmare un autografo non riusciamo a riprendere la produzione. L'affetto dei fan, così tanto, mi emoziona e stupisce ogni volta.

Io son sempre Jenny from the block e loro sono sempre meravigliosi».

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