Lo Strega a Malaparte? È una bella idea ma lui beveva champagne

Un omaggio alla memoria gradito a tutti tranne (forse) allo scrittore. Che polemizzò col Premio...

Lo Strega a Malaparte? È una bella idea ma lui beveva champagne

Walter Veltroni questa volta ha avuto una bella idea, sia detto senza ironia. Il regista e scrittore più amato dai giornali (solo per caso un tempo ministro dei Beni culturali, sindaco di Roma e segretario del Partito democratico) ha proposto di assegnare un Premio Strega alla memoria a Curzio Malaparte, approfittando della presenza in concorso, quest'anno, del romanzo di Monaldi&Sorti intitolato Malaparte. Morte come me (Baldini&Castoldi). Un risarcimento postumo, molto postumo, da assegnarsi, se la Fondazione Bellonci accetterà la proposta, magari in coincidenza con i sessant'anni dalla morte dello scrittore toscano, avvenuta il 19 luglio 1957 (lo Strega vero e proprio si consegna invece il 6 dello stesso mese).

Malaparte, come si legge nella biografia più recente, firmata da Maurizio Serra, attraversò nel dopoguerra momenti difficili: «Certo, era noto e tradotto in mezzo mondo. Ma le grandi case editrici, la radio, la televisione ai suoi inizi, che davano lavoro a molti scrittori di talento, da Gadda e Bassani, gli chiudevano inesorabilmente la porta in faccia» (Malaparte. Vite e leggende, Marsilio 2012). Anche i salotti della sedicente intellighenzia romana non lo amavano. Il motivo è il solito: politico. E questo nonostante Malaparte avesse flirtato con il marxismo dopo essere stato fascista.

In ogni caso, anche giustamente, l'iniziativa di Veltroni è piaciuta e ha ricevuto il sostegno di un centinaio di firme, incluse quelle di alcuni tra i più autorevoli conoscitori di Malaparte. Non è l'unico segnale del fatto che lo scrittore sia oggi valutato con un metro diverso dai più rancidi luoghi comuni. Le sue opere sono pubblicate da Adelphi; pochi giorni fa è uscito Maledetti toscani. Non mancano celebrazioni e altre iniziative di rilievo. Pare che l'Italia non si vergogni più di Malaparte, commentava ieri il quotidiano La Stampa. Beh, ci sono voluti soltanto sessant'anni, fatto che dice quanto la cultura italiana sia stata colata a picco da un conformismo soffocante e censorio. Tra l'altro solo chi è così intellettualmente cieco (o disonesto) ha bisogno di rivalutare, con un pizzico di paternalismo, un fuoriclasse come Malaparte. Tutti gli altri hanno sempre saputo che Kaputt è uno dei grandi libri del Novecento. Basterebbe dare un'occhiata a cosa se ne è scritto all'estero. Qui in Italia, invece, il prestigioso critico Alberto Asor Rosa in un prestigioso saggio edito dalla prestigiosa casa editrice Einaudi, è riuscito a confondere Curzio Malaparte con l'editorialista de la Repubblica Curzio Maltese. Non è uno scherzo, purtroppo. E le antologie scolastiche? Fino a pochi anni fa, rapidi accenni o nulla. Silenzio quasi assoluto. Ma ora il premio alla memoria potrebbe sancire la pace definitiva e contribuire a dare a Malaparte il posto d'onore che gli spetta di diritto.

Fin qui tutto bene, tutto sommato è una storia edificante come un documentario di Veltroni. Resta una curiosità per ovvi motivi destinata a rimanere tale: Malaparte avrebbe accettato il premio? Ne sarebbe stato contento? Nel 1950 fu candidato allo Strega a sua insaputa, o almeno così affermò, con il capolavoro La pelle. Vinse Cesare Pavese con La bella estate. Malaparte non la prese benissimo, per usare un eufemismo, e «dichiarò solennemente che non avrebbe mai più partecipato a una competizione letteraria» (Serra). In una lettera a il Tempo, Malaparte definì il premio come «una di quelle riunioni di famiglia che offrono ogni tanto la possibilità, a certa letteratura italiana maschile e femminile, di vestirsi da sera». Poi aggiunse, perfido: «Il mio torto è di preferire le riunioni mondane dove regna lo champagne, a quelle dove regna il liquore Strega».

In una lettera successiva allo stesso quotidiano precisò la sua posizione: «Sono lieto che il premio sia toccato a Cesare Pavese e sono tanto più lieto di dichiarare che, se avessi ricevuto il premio, io lo avrei rifiutato». Comunque sia, Strega o champagne, un brindisi alla memoria ci sta tutto.

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