Con la sua cinepresa ha «smontato» il maschio

Valeria Braghieri

È stata lei l'inizio della fine. Ammettendo convinta e divertita dietro una montatura d'occhiali fluorescente, che «le regole vanno tradite». E lei le ha tradite con gusto. Prima donna ad essere candidata a un Oscar, nel 1977, prima donna (di sinistra) ad aver detto vaff... «col ma davanti» a Nanni Moretti. Di più: «a quel cafone di Nanni Moretti». Prima donna dietro una macchina da presa a far scricchiolare il maschio e a seguirlo con un piano inclinato dalla sguardo della sua eroina, fino al crollo completo. È stata lei l'inizio della fine. Lei nella persona di quel marinaio rozzo e frustrato di Gennarino Carunchio che crede, in mezzo al mare, spogliato dai ruoli (marinaio lui, padrona borghese e anticomunista lei), in ostaggio della natura, di ripristinare l'ordine delle cose: io comando perché sono uomo, tu obbedisci perché sei donna, anzi: «bottana industriale». E invece, dopo schiaffi e insulti e dispetti Carunchio (Giancarlo Giannini), si innamora di Raffaella Pavone Lanzetti (Mariangela Melato) ma lei di lui per niente. Da quell'avventura di sesso e sabbia e ruoli apparentemente invertiti, la «padrona» rinsavisce appena rivede il marito e il suo elicottero. Se ne va con lui e pianta lì «il Carunchio», l'unico e il solo a essere stato davvero travolto da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto. «Ti devi innamorare. Ti deve prendere un amore nero che ti torce le budella, passione disperata peggio d'una malattia. Io t'ho a entrare dentro la testa, dentro lu core, dentro la pancia. Passione o nente. Passione o nente!». E invece niente. Lina Wertmüller smonta il maschio per come lo si era visto fino a quel momento nel cinema. Lascia i pezzi a terra, mischiati e confusi e di rimontarlo non ci pensa neanche. Fa umiliare Pasqualino (quello delle Settebellezze), da una manciata di prostitute in un postribolo, fa ferire nell'onore Mimì metallurgico, fa impazzire di gelosia il protagonista di Sotto.. sotto.. strapazzato da anomala passione che però scopre che l'amante della moglie è una donna e allora lui la «riporta a casa» senza riportarsela a casa davvero. La Wertmüller anticipa, o semplicemente vede per prima, la fine del «maschio» e l'inizio dell'uomo. Supera i pistoleri senza paura, seppellisce i padri-padroni, disconosce gli infallibili poliziotti da grande schermo. Prende Carunchio, siciliano, permaloso, «masculo» e lo cuoce, nudo su una spiaggia bianca. La Wertmüller, mette via il Gattopardo.

O forse ricomincia proprio da lì, da quella frase del Principe Don Fabrizio di Salina, un altro che la fine la sa guardare in faccia: «Noi fummo i gattopardi, i leoni: chi ci sostituirà saranno gli sciacalli, le iene; e tutti quanti, gattopardi, leoni, sciacalli e pecore, continueremo a crederci il sale della terra».

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