«A t night they come», avverte il cartello posto all'ingresso dell'albergo africano, «Arrivano di notte». Sono gli ippopotami che di giorno sonnecchiano nel fiume, ma al tramonto si trasformano in mostri in grado di fare a pezzi chiunque si avvicini: è il suicidio scelto dal protagonista di uno dei racconti più emblematici di Perimetro Kuhn (iod edizioni, pagg. 340, euro 15), un europeo che in tarda età sposa una bellissima ragazza nera che con il passare degli anni prende il sopravvento e inizia a umiliarlo, tradendolo con altri uomini. Come suicidio passivo, attuato per interposto continente, si può accostare al destino cui va incontro un altro personaggio, un imprenditore che a Papua Nuova Guinea travolge le istanze dei landowners, gli indigeni ai quali appartiene la terra. Sorpreso dai selvaggi mentre passeggia indifeso ai margini dell'accampamento dei bianchi verrà catturato, drogato con una manciata di erbacce ficcategli in bocca, legato a un palo e infine divorato.
L'autore, Leopoldo Carlesimo, ha pubblicato tre volumi di racconti, tutti straordinari, ma è un ingegnere che al seguito di una Compagnia che domina in ogni pagina, personificazione del pragmatismo occidentale, ha passato gran parte della vita in Africa a costruire dighe che regolando il flusso idrico in posti dove d'acqua ce n'è sempre troppa o troppo poca, moltiplicando in modo iperbolico l'energia elettrica disponibile, trasformano di fatto il Terzo Mondo in Occidente. La diga è la nuova Frontiera: per realizzarla devono dare il via libera il governo centrale, talvolta corrotto o apertamente dittatoriale; i capivillaggio, perché la diga sconvolgerà la forma di vita precedente; e la Compagnia, visti gli altissimi rischi d'impresa. Carlesimo non si abbandona a trenodie per il mondo primitivo che scompare e nemmeno celebra i fasti della nostra tecnologia. Gli interessano gli uomini e le loro passioni. Una diga significa villaggi che nascono, soldi che iniziano a girare producendo ricchezza (ma anche nuove specie di prostituzione), centinaia di tecnici occidentali divisi fra la madrepatria e le seduzioni africane.
Il rifiuto degli stereotipi - fame, malattie, migranti e guerra civile - come di ogni moralismo a buon mercato potrebbe spiegare, ma non giustificare lo scandaloso divario che si apre fra il valore letterario e la notorietà di un autore che forse è il nostro migliore scrittore di racconti.
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