Il Vaticano: "Nessuna censura Fo crea polemiche strumentali"

Il Vaticano: "Nessuna censura Fo crea polemiche strumentali"

Roma - Caso Fo, atto secondo. Dopo il putiferio sul presunto divieto del Vaticano a mettere in scena all'Auditorium Conciliazione di Roma l'opera In fuga dal senato tratta dal libro postumo di Franca Rame, ieri Padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa del Vaticano, ha detto semplicemente che «nessuna autorità vaticana sapeva nulla, ma dopo queste uscite mediatiche, che cercano di mettere in mezzo il Vaticano e il Papa in modo non corretto o addirittura strumentale, penso proprio sia meglio che lo spettacolo non si faccia all'Auditorium». Un commento prevedibile. Più esemplificativo quello di Valerio Toniolo, amministratore delegato dell'Auditorium. Esemplificativo perché non fa una piega: «Come fa Dario Fo a dire che il suo spettacolo è stato censurato? Lui stesso dice che in passato è stato ospite dell'Auditorium. In realtà lo spettacolo non è stato annullato perchè non era mai stata data una conferma, e questo rientra nelle libere scelte di programmazione del nostro teatro».

In fondo tra censura e libera scelta c'è un differenza abissale che spesso fa comodo dimenticare. Un'opera può semplicemente non rientrare nei programmi o anche, eggià, non piacere. Tanto più che In fuga dal Senato è stato tranquillamente messo in cartellone in quasi tutta Italia a partire dal Politeama di Genova dove debutterà giovedì. Però Dario Fo, ci mancherebbe, mica lascia perdere. Anzi raddoppia, usando le solite categorie: «Nelle risposte del Vaticano si ritrova una delle costanti della politica italiana degli ultimi cinquant'anni: dire “Io non sapevo niente, non c'ero e, se c'ero, dormivo”. Buttano il sasso e poi nascondono la mano». In ogni caso, tanto per chiarire, lo spettacolo andrà in scena a poche centinaia di metri dall'Auditorium della Conciliazione, ossia al Teatro Sistina. «Dopo tre ore che si era saputo del problema - ha spiegato ieri Dario Fo - mi ha chiamato l'organizzatore del Sistina e mi ha detto che era pronto a prendere In fuga dal Senato in qualunque data volessimo.

Ha accettato tutto, anche l'abbassamento dei prezzi a dieci euro, voluto da me ovunque in questo spettacolo». Quindi tarallucci e vino. Con una sola domanda: ma se al Sistina sono così entusiasti, perché non si sono fatti avanti prima?

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