Vera merda contro la «merda d'artista»

Angelo Crespi

Quella del gruppo «100% animalisti» potrebbe sembrare una sublime contro-performance, una sonora pernacchia all'art system. Più che un peto ha però l'aspetto dell'escremento solido e olezzante: l'associazione ha gettato ieri notte 40 chilogrammi di sterco davanti all'ingresso di Palazzo Grassi a Venezia, vero tempio dell'arte contemporanea. Non fosse altro che l'edificio appartiene al magnate del lusso Pinault, proprietario tra le tante marche anche della casa d'aste Christie's. Motivo dell'atto dal sapore futurista, ma dall'odore più intenso, è manifestare contro la prossima mostra veneziana di Damien Hirst, colpevole di lucrare su un'arte macabra che spesso ostenta animali sgozzati, sanguinolenti e in putrefazioni, oppure sezionati algidamente e fissati nella resina trasparente.

Al di là delle rivendicazioni (giuste? sbagliate?) del gruppo che critica la star inglese come l'esempio peggiore di un'arte votata al nulla, che utilizza le più squallide provocazioni per esistere, sostenuta da critici prezzolati e da un mercato compiacente, la partita della contemporaneità, purtroppo, si gioca tra questi due poli che spesso hanno a che fare con liquori corporali e varie deiezioni: da un lato, si staglia la libertà di espressione che è diventata un paravento con il quale ammantare ogni più insensata ideuzza e che si è trasformata in una sorta di regime del politicamente corretto per cui l'artista-vate-sacerdote ha il compito di perlustrare i confini dell'umano e in via funzionale gli è concessa ogni cosa, perfino il vilipendio della religione e l'orrenda ostentazione del corpo; dall'altro lato, la reazione del più

tradizionale e progressista politicamente corretto - in questo caso gli animalisti fondamentalisti, a cui è demandata per paradosso la difesa del senso comune. In mezzo, stupefatto, lo spettatore si attrezza alla fine dei tempi.

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