Viaggiare in Sicilia sulle orme del "Gattopardo"

Un libro mappa, a colpi di piccoli indizi, i luoghi che hanno ispirato il capolavoro

Viaggiare in Sicilia sulle orme del "Gattopardo"

da Noto

Cosa direbbe Giuseppe Tomasi di Lampedusa, di fronte alla messe di iniziative per i sessant'anni dalla sua morte, che cadranno il 23 Luglio 2017? A Ficarra, piccolo borgo sui Nebrodi, la scrittrice Maria Antonietta Ferraloro e il direttore artistico di Naxoslegge, Fulvia Toscano, hanno ideato il progetto culturale «In viaggio con Tomasi» e promuoveranno una due giorni dedicata allo scrittore, che coinvolgerà varie località siciliane. Historica, editore ufficiale dell'iniziativa, nella collana cahier di viaggio, ne pubblica gli atti nel bel volume Itinerari siciliani. Topografie dell'anima sulle tracce di Tomasi di Lampedusa, a cura di Maria Antonietta Ferraloro, Dora Marchese e Fulvia Toscano. Con contributi di Tanino Bonifacio, Maria Grazia Insinga, Laura Sanfilippo, Alberto Samonà, Giuseppe Nuccio Iacono, Francesco Giubilei. Ferraloro ha ricostruito un periodo poco noto della vita di Tomasi scoprendo Ficarra, importante luogo gattopardiano, che occupa uno spazio bene identificabile all'interno dell'architettura narrativa del romanzo.

Già, chissà cosa direbbe Tomasi, di fronte agli sforzi immani di tanti studiosi che si affannano a ricostruirne la vita segreta, il percorso affettivo, i drammi interiori, attraverso piccoli, a volte quasi insignificanti indizi Impresa disperata, considerando la riservatezza dell'uomo. Per il principe ha ricordato una volta il figlio Gioacchino Lanza Tomasi - la distruzione delle memorie fu un impegno costante. Pare gettasse quotidianamente nell'immondizia carte, archivi e fotografie come la carcassa del povero Bendicò Allora, è compito di biografi e critici, tirar fuori dai «vecchi cassetti che non si desiderano più frequentare» mille piccole tessere a comporre l'anima di un uomo complicato. Ma forse proprio questo, avrebbe voluto, il principe: la capacità di essere compreso decifrando i piccoli indizi, magari non proprio per caso sopravvissuti

A Ficarra lo scrittore si fermò, nell'Estate del '43, in fuga, prima da Palermo e poi da Capo d'Orlando, con madre e moglie, in un feudo che era appartenuto ai Filangeri, ora di proprietà dei cugini Piccolo. È quasi certo che l'episodio d'apertura del romanzo, del soldato borbonico trovato morto nel giardino dei Salina, addossato ad un albero di limoni, sia ispirato a un fatto di guerra avvenuto proprio a Ficarra, avente per protagonista uno sfortunato militare tedesco. Inoltre, il cacciatore Ciccio Tumeo, fedele a Don Fabrizio, porta lo stesso cognome di un dipendente dei Piccolo e di un giornalista di Ficarra appassionato lampedusiano. Il viaggio continua con Augusta, sulle tracce della Lighea, il lungo racconto sulla donna sirena abitatrice del Limes. Ancora, a Palma di Montechiaro, fondata dai Lampedusa nel XVII secolo, a Santa Margherita del Belice, a Donnafugata, castello ora museo, dove rifulge l'abito indossato da Claudia Cardinale nel film di Visconti e a villa Piccolo di Calanovella dei cugini Casimiro e Lucio. Dare un nome reale ai non-luoghi di questa topografia dell'anima non è esente da rischi. La Sicilia di Tomasi è quella di un grande intellettuale convinto di dover conciliare l'essere siciliano con la cultura internazionale, ma è anche l'espressione di un mondo aristocratico sconfitto.

Che va molto più d'accordo coi contadini che coi borghesi. Un mondo tragico di dimore e affetti distrutti da guerre, terremoti, incuria. L'isola di macerie di un uomo stremato, disilluso, cui è incorso il peggiore fra i destini: sopravvivere alla perdita di ciò che si ama.

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