Milano - Sa che è gente col cervello da gallina, sa che non deve reagire, sa che ogni sua parola al riguardo peggiorerebbe la situazione. Sa un sacco di cose Mario Balotelli. Dicono che Josè Mourinho a un certo punto lo abbia sostituito a Manchester proprio per evitargli un’ulteriore dose di buuu.
Gli inglesi, sollecitati sull’argomento, si sono dichiarati indignati due volte, perché da loro il razzismo è completamente azzerato, assicurano, e poi perché quei cori vengono fatti ai giocatori che si temono, e loro non vorrebbero mai far capire che di un avversario hanno paura. E questa potrebbe già essere una prima spiegazione per un mucchio di cose. Poi ci sarebbe il particolare della squadra in cui gioca Supermario, circondata da un livore sconosciuto perfino ai tempi della Triade.
Prima il bersaglio era Marco Materazzi, oggi è Mario Balotelli: è negro? Meglio! Si ricorda che a scuola i compagni gli chiedevano se aveva anche lui il cuore rosa, non era preoccupato, ma neppure gli veniva da ridere. In fondo interessa a pochi, c’è chi è convinto che lui se le cerchi, e che riceverebbe questo trattamento a prescindere dal colore del suo cuore: 12mila euro alla curva viola che pagheranno i Della Valle, per averlo offeso per tutta la partita. Non sembrava neppure di giocare a Milano. Gli inglesi hanno risolto il problema con decine di campagne dedicate, calciatori come testimonial, ma soprattutto ammende più sensibili: centinaia di migliaia di sterline che alla fine del mese davano quel fastidio che toglie il vizio. Lì poi si gioca anche tre volte a settimana, son soldi. L’Aic qualcosa fa, con i propri fondi sovvenziona tutte quelle associazioni europee che si battono contro il razzismo.
Ma conviene che il fenomeno sia difficile da sconfiggere, probabilmente e paradossalmente proprio perché non così esteso e poi episodico. Sembrano solo due pessime giustificazioni per far trionfare l’ennesimo menefreghismo all’italiana: «Fermare le partite ai primi cori sarebbe pericolosissimo - intuisce Leo Grosso dell’Associazione italiana calciatori e membro del consiglio direttivo della Fif Pro che ha lanciato la Red card racism -.
Ci sarebbe subito chi ne approfitterebbe. Alzare le ammende scatenerebbe la reazione delle società, anche se potrebbe essere un deterrente: in attesa di educare, reprimere».Supermario sa che le scimmie spesso sono sugli spalti.
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