Allegri prova a fare il duro: "Milan, ora ti giochi tutto"

Il tecnico dà la carica per il mese terribile: "Manca un senso d'appartenenza". Stoccata al "ragazzotto". Seedorf: "Io ho fatto gavetta". Balo a secco da due mesi

Allegri prova a fare il duro: "Milan, ora ti giochi tutto"

Il tempo sta per scadere. Il tempo della pazienza e dei verdetti rinviati. È in arrivo il mese che può cambiare il presente, avvilente, del Milan e rilanciarlo verso un 2014 di segno diverso. Stasera il Genoa, poi a Glasgow il Celtic per lo snodo qualificazione, quindi Catania e Livorno: quattro ostacoli non proprio irresistibili. «È un mese fondamentale» la definizione di Max Allegri, pronto all'incipit doloroso e commosso per la gente della Sardegna, e reduce da una bella, pubblica intemerata nei confronti del gruppo squadra che sembra presa pari pari dal famoso film con Al Pacino protagonista. «Passo per buono ma non sono mai stato un buono» è la confessione del livornese che squaderna la falsa letteratura sul proprio temperamento e spiega, con qualche ora di ritardo, il cicchetto di giovedì che tanto scalpore provoca a Milanello. «Intensità e attenzione sono i parametri base del calcio moderno dove se lasci un centimetro all'avversario puoi perdere la partita» ripete.

Adesso, davanti a taccuini e telecamere, è bello sereno, giovedì sotto la pioggia no, l'Allegri furioso in versione completa. D'altro canto, il peccato originale di questo Milan, alla fine viene fuori. Scava e riscava, eccolo spuntare tra le parole del tecnico rossonero: «In effetti manca un senso di appartenenza». Svanito con l'addio dei 9 mostri sacri e non ancora trapiantato tra i nuovi inquilini di Milanello. «Siamo noi che dobbiamo trascinare i tifosi» la sua previsione per scongiurare un'altra serata di tensione con il tifo amico, fin troppo paziente in questi mesi e uscito dai binari solo dopo gli schiaffi rimediati contro la Fiorentina. E giacchè è tempo di cantarle, ai suoi e anche ai tanti successori che si affollano al cancello, ecco la stilettata spedita a Seedorf, definito «ragazzotto» che mai ha allenato, «io ho fatto la gavetta e mi è stato utile» la sottolineatura insaporita dalla riflessione, «scherzando e ridendo comunque sono al quarto anno di Milan»; «non voglio fare l'allenatore a vita del Milan»; «non tutti quelli che fanno medicina poi operano a cuore aperto». Insomma come dire: non basta chiamarsi Seedorf per considerarsi pronto ad allenare il Milan.

Sta per scadere il tempo per il Milan e anche per Balotelli: uno non vince dalla sfida del 19 ottobre con l'Udinese, l'altro non segna da Milan-Napoli del 22 settembre. E allora per ripartire e dare un senso al mese che verrà, ecco il ritorno alla formula più antica e berlusconiana, cioè due attaccanti, Mario al fianco di Matri, con Kakà incaricato di fare il capitano (al posto di Montolivo squalificato), ispirare qualche giocata degna del suo talento straordinario, rilucidato a puntino dal clima di Milano e dai lavori di Milanello e tagliare il traguardo delle 200 presenze nel campionato italiano. Il brivido per lo scontro fortuito con Zaccardo (uscito malconcio con la caviglia ammaccata) è tutto dimenticato. Non invece gli affanni e i ritardi nei recuperi dei più attesi della compagnia.

Silvestre è da ieri reclutato e convocato, niente ancora per El Shaarawy e De Sciglio che sono poi le pedine con le quali Allegri pensa di poter dare avvio alla rimonta. Per il difensore se ne parlerà a Catania, per l'attaccante un po' più in là con l'avvertimento, di Allegri «che poi ha bisogno di almeno 20 giorni per tornare in forma dopo 45 di stop».

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