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"Come Agassi ho odiato il tennis. E in più me stessa. Ho ripreso a vivere"

Dall'anoressia ai quarti al Roland Garros. La seconda vita dell'azzurra

"Come Agassi ho odiato il tennis. E in più me stessa. Ho ripreso a  vivere"

La vita all'estremo. Prima l'amore, poi l'odio, e viceversa. Senza via di mezzo. È quanto ha vissuto Martina Trevisan, reduce da un Roland Garros in cui ha raggiunto il diapason della sua carriera, ovvero i quarti di finale di uno Slam dopo essere passata dalle qualificazioni. Al rientro in Italia la 26enne fiorentina, in occasione di un evento del suo sponsor Le Coq Sportif, si è raccontata scavando nei ricordi scomodi del periodo buio che ha vissuto. Per poi trionfare sul male (l'anoressia), un abisso in cui era finita per motivi familiari, e a riprendersi la propria vita.

Martina, le sue imprese in terra parigina hanno entusiasmato gli italiani. E pensare che anni fa aveva detto basta, smetto. Cosa è successo?

«Stavo davvero male. Non c'erano le basi, i presupposti, non solo per giocare ma per vivere in primis. Per questo mi sono fermata. Dovevo riprendermi a livello umano. Quella è stata la mia via di uscita».

Ha scritto in passato che giocare a tennis non la divertiva più. Ma è mai arrivata, come un certo Agassi, al punto di odiare il tennis?

«Sì, sì. C'è stato un momento che non ho più voluto saperne. Avevo il rigetto del tennis. Ho odiato l'ambiente, tutto quello che girava attorno, ma anche il campo da gioco, il correre. Proprio non mi interessava questo mondo. Però devo ammettere questo: quando sono guarita e tornata prima a fare l'insegnante di tennis e poi a giocare, ho ripreso a vivere».

Come ha superato l'anoressia?

«Ricordo tutto di quei momenti ovviamente. Da adolescente non accettavo più il mio corpo che cambiava, detestavo e odiavo le gambone da atleta. Non mangiavo e sono arrivata a pesare appena 46 chili. Mi ha lasciato tanta sofferenza, mi ha lasciato delle ferite che solo lavorando su me stessa ho trovato il modo di ricucire. Queste ferite rimarranno sempre nella mia vita, nella mia pelle. Adesso sono rimaste solo le cicatrici».

Anche la nuotatrice Ilaria Cusinato ha svelato di recente di aver sofferto di disturbi alimentari. Cosa porta una sportiva ad odiare il proprio corpo?

«È una cosa soggettiva. Ogni persona ha una storia tutta sua. Quando mi guardavo allo specchio non mi piaceva niente. È un meccanismo che ti entra nella testa, perché più ti vedi magra, più ti senti sgonfia, più ti senti libera. Quando bevi senti l'acqua che ti passa qui, significa che non hai niente in corpo e per questo ti senti forte. Più non mangi, più credi di vincere. È un forte controsenso, ma è così».

Cosa vuole dire a chi sta passando un momento simile?

«So bene cosa si prova: sembra che il mondo ti stia cadendo addosso. In quei momenti, viene da chiedersi: perché proprio a me? Cosa ho fatto di male per stare così? Ma posso assicurarvi una cosa: da soli non si esce. Il consiglio è: fatevi aiutare. Solo così sarete dei vincenti».

Martina, ora finalmente è felice?

«Sì, ho realizzato uno dei miei sogni. È iniziato un nuovo capitolo della mia vita, ma nel prossimo cercherò di realizzarne altri. Adesso dovrete abituarvi alle mie vittorie ma so che ci saranno anche tante sconfitte.

Stavolta mi farò trovare pronta».

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