Alex, da reietto a redento "È la mia marcia più bella"

Schwazer, squalificato per doping, torna dopo 4 anni, stravince la 50 km mondiale e con la 2ª prestazione stagionale va a Rio trasformando gli insulti in applausi «Le polemiche? Non mi interessano. Ho chiesto scusa. In Italia non succede sp...

Alex, da reietto a redento "È la mia marcia più bella"

I cinquanta chilometri più belli della sua vita. Nella città che lo ha adottato oltre un anno fa e che gli ha regalato un trionfale ritorno alle gare dopo 45 mesi di purgatorio. «Una gara che non dimenticherò mai», la definisce Alex Schwazer pochi minuti dopo aver tagliato il traguardo allo stadio delle Terme di Caracalla. Solleva al cielo Sandro Donati, gesto simbolico verso chi lo ha risollevato dal baratro nel quale era piombato quattro anni fa; si avvolge nel tricolore che risistema sulle spalle dopo essersi accorto che il rosso e verde sono invertiti, segno che ha voglia di voler regalare ancora vittorie all'Italia. E ringrazia i compagni di squadra (De Luca, Caporaso, Giupponi e Tortodonati) che «mi sono stati vicini e in gara sono stati fantastici». Tanto da regalare all'Italia l'oro iridato a squadre. «Non mi interessa se questa vittoria metterà fine alle polemiche, ognuno è libero di dire ciò che vuole, io sono concentrato solo su di me», così Alex.

Le tre ore e i 39 minuti che l'altoatesino impiega per percorrere l'impegnativo percorso capitolino rappresentano il secondo tempo stagionale al mondo sulla distanza (meglio solo il francese Diniz, campione d'Europa e ieri assente) ma anche la risposta migliore ai suoi detrattori. «È la vittoria contro l'odio di gente che ha scaricato su di me e Alex una violenza inaudita», così Sandro Donati. L'uomo che l'ha allenato con costanza e pazienza («era l'unico che poteva dargli la certificazione di atleta, hanno vissuto come due monaci per tanto tempo, ora stop alle polemiche», sottolinea il presidente del Coni Malagò). Ma che soprattutto ha dovuto costruire una corazza intorno all'atleta in cerca di riscatto, prima di tutto morale.

Seguire la gara con Donati fa capire il legame forte tra i due. «Calma, devi rallentare», continua a urlargli Donati dalla sua postazione. Teme un crollo o un rischio di penalità. «Il mio ritmo è sempre uguale...», la risposta di uno stizzito Alex quando la gara sta per entrare nel vivo. E quando Donati incrocia Brent Vallance - l'ex allenatore dell'olimpionico australiano Jarred Tallent (ieri a tre minuti e mezzo dall'altoatesino) - che accusa Schwazer di aver cambiato più volte versione sulla sua positività, gli risponde «we need respect» («vogliamo rispetto»).

Troppo forte ieri Alex anche per chi, come il rivale più atteso in assenza dei russi e dei cinesi di prima fascia, ha provato a restargli attaccato. «Tornare e vincere in questo modo - spiega Tallent - solo dieci giorni dopo aver scontato la squalifica per doping? La percezione che si ha da fuori è che abbia vinto ancora una volta uno che bara». Pronta la risposta: «Forse era un po' stanco alla fine, con me in gara è stato poco...». Niente strette di mano, in conferenza stampa e sul podio. E se il presidente Iaaf Coe sogna la radiazione per i dopati, Schwazer dice: «Se ci fosse stata, tanti che sono arrivati davanti a me dopo il 2008 sarebbero stati squalificati e io non mi sarei dopato. Anche se con il doping ho perso di più io, ma in Italia sono tra i pochi ad aver chiesto scusa».

Sperduto ai nastri di partenza all'Arco di Costantino, timido e solitario. «Oggi devo vincere», aveva confidato Alex a un collega marciatore. Ce l'ha fatta con una facilità impressionante, tornando il metronomo di Pechino. Grazie anche al sostegno dei genitori, della fidanzata Katia e dei tifosi schierati sul percorso. Appena un paio di contestatori, poi solo applausi. «Non è facile tornare dopo 4 anni, soprattutto nella 50 chilometri. Quando non sei motivato, in questa gara soffri. Ma è un privilegio fare le gare, concretizzare tutti i mesi che ho passato con chi mi è stato vicino e poi ottenere questo risultato», così Alex che in un anno ha svolto 46 controlli tra Coni, Iaaf e l'ospedale San Giovanni.

Presto uscirà una canzone a lui dedicata, forse dopo Rio un libro e un docu-film.

Per ora c'è una 20 chilometri da testare (il 18 maggio a La Coruna) e poi l'avvicinamento ai Giochi. Per la rinascita definitiva serve però mettere al collo il metallo più pregiato. «Ci credo, ma voglio pensarci passo passo...».

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